freccia arancio

 

"Come la luce con il vetro, lo spazio sfuma l’orlo delle forme

 

Architetture fantastiche

Armonia

 

Orecchio

Qual è uno dei suoni più morbidi che si conoscano? Le onde del mare, dicevamo? Credo che non sia pensiero inusuale quello di essere d’accordo su questo. Mi capita spesso di sentirmi dire “quanto mi piace il mare’’. Che piaccia è fatto ordinario, con tutto il rispetto. Ma condividiamo qualcosa di nuovo, di straordinario. Qualcosa che non si sappia del Mare. In questo viaggio nelle Architetture fantastiche, infatti, vorrei esplorare le possibilità che l’Architettura ha di coinvolgere tutti i sensi. Iniziamo proprio dall’udito.
Immaginate il suono riconoscibilissimo e cullante delle onde del mare. Ora il suono profondo e vibrante di un organo a canne. Si riescono quasi a percepire le onde d’aria che fanno vibrare la lamina di ottone al loro interno. Adesso immaginate di unire queste due immagini insieme. Onda della natura e onda artificiale insieme. È così che mi immagino il momento di raccoglimento di Nikola Bašić nel momento in cui ha avuto l’intuizione geniale del suo Progetto Morske orgulje, l’Organo del mare in italiano.
Ci troviamo in Croazia, precisamente a Zara. É un progetto di paesaggio che coinvolge il rinnovamento del lungomare e si tratta di una scalinata di marmo bianco che lentamente si abbandona a vivo dentro il Mare. Al di sotto sono posizionate trentacinque canne di organo. Le onde che si infrangono sulla scalinata, si fanno largo nello strumento musicale marino e insieme all’aria riescono a creare sette accordi e cinque tonalità. È il perfetto esempio di come l’Architettura possa essere non solo una medicina per gli occhi, ma anche un meraviglioso mezzo di esperienza uditiva d’arte.
Il momento migliore per godersi lo spettacolo è durante l’ora del tramonto, quando il sole cala e questa Architettura fantastica che celebra la Natura, lascia un po’ di spazio al Saluto al Sole, altra Opera di Bašić. Si tratta di un disco di vetro del diametro di ventidue metri che racchiude circa trecento pannelli fotovoltaici che di giorno assorbono l'energia del sole e di notte si illuminano dando vita a un gioco di luci in armonia con il ritmo delle onde del mare.

Pelle

La cute è lo strato superficiale che racchiude un qualche equilibrio interno. L’armonia tra le parti è messa a sistema dalla pelle. In Architettura si parla tanto di “strato’’. La pelle esterna di un edificio formata da un cappotto o una facciata ventilata; e ancora la pelle interna di un intonaco o di una maiolica. Si parla di parte, del tutto. Di un singolo nella moltitudine dell’intero.
Ma se invece io isolassi dal discorso generale l’elemento “pelle’’, cosa mi verrebbe in mente?. La prima immagine che mi è apparsa è quella del Convento do Carmo a Lisbona. È quella che un tempo era una imponentissima chiesa gotica, che ha subito gli irreversibili danni del funesto terremoto che colpì Lisbona nel 1755, che ne decretò il crollo della copertura. Quello che rimane della struttura sono, dunque, le pareti perimetrali e parte di quelle divisorie interne. Nonostante i vari tentativi dei sovrani di riportarla allo splendore originale, l’avvicinarsi al Romanticismo, per fortuna, la salva e la nuda rovina viene lasciata così com’è, con tutti i segni della storia addosso.
La struttura visitabile oggi, secondo me, è il massimo del gotico di cui si possa mai fare esperienza. Le pareti, pur delimitando uno spazio “interno’’, le cui caratteristiche fisiche sono molto simili “all’esterno’’, riescono comunque a regalare al visitatore la potenza dell’adorazione e della riflessione che solo spazi di questa tipologia possono suscitare. La forza artistica di questo spazio sta nell’ esasperazione potente e diretta del concetto gotico di cuore e corpo che desiderano tendere verso l’alto, aspirando al cielo.
In questo caso trovano massima espressione, godendone per davvero. Un altro punto interessante è la capacità di un solo elemento architettonico, la pelle, di far sì che si crei all’interno del suo perimetro uno spazio funzionalmente e concettualmente diverso. Si percepisce armonia tra terreno e celeste. Tra razionale e sentimentale.

 Naso

Vorrei adesso spostarmi leggermente dal visivo e tattile ed entrare un po’ in uno dei viaggi che più mi piacciono, ovvero quello nel concettuale. Quello che mi è sempre piaciuto dell’Architettura è il poter applicare il pensiero progettuale e strategico a più o meno qualsiasi campo.
È una disciplina versatile, trasversale, orizzontale e soprattutto sociale. L’ Architettura è dare una risposta compatta ad un problema complesso. Se non è questa armonia, io non so proprio cosa possa esserlo. Premesso questo, uno dei viaggi più belli che si possano fare è quello attraverso l’olfatto, senso in grado di suscitare ricordi, idee, emozioni. La questione interessante delle essenze e fragranze è che si possa potenziare una connessione con se stessi e con gli altri, sentendosi più sicuri di sé, o potendo comunicare  un messaggio chiaro, non verbale, al mondo.
Si tratta dunque sempre di struttura ma non si può vedere. È la cosiddetta piramide olfattiva. Note di testa, note di cuore, note di fondo. Note; esattamente come quelle di un accordo. Note che si susseguono un po’ come un percorso esplorativo nella natura o in un museo. Un’esperienza che si accumula passo dopo passo. Sperimento tanto con i profumi ma mi piace l’idea che un profumo dica di me, ancor prima che io parli o che mi renda riconoscibile laddove non sia possibile ancora raggiungermi.
Note di testa bamboo e nashi, note di cuore con il fiore di loto e note di fondo che sprigionano il legno di balsa.

Bocca

Il gusto intuitivamente ci fa decretare quanto una pietanza sia equilibrata o di nostro gradimento. La calibrazione sapiente degli ingredienti permette di creare un’ esplosione coloratissima in bocca. In questo senso, mi piacerebbe mettere il focus sulla transizione tra occhio e bocca, tra vista e gusto portando uno dei miei esempi preferiti, nonché vera fonte di ispirazione.
Parliamo di Cédric Grolet, “Pasticcere Artista” francese la cui filosofia è quella di ambire ad una perfetta armonia estetica per scaturire, di conseguenza, il desiderio. Famosissima è la sua Rubik Cake: una struttura su tre piani formata da ventisette cubetti di diverso colore e gusto. Una riproduzione verosimile del gioco famosissimo negli anni ’80 e che ritrova così un canale di vita diverso ma sempre legato alla sfera dell’esplorazione e del gioco.
Il mio progetto preferito dei suoi però è la serie Fruits. L’idea geniale sta nell’ aspirare all’iperrealismo dell’aspetto estetico della frutta, creando un’illusione. Lui rompe la linearità tra occhio, mente e bocca. L’involucro rimanda a qualcosa che conosciamo già ma l’assaggio rivela ciò che non è. Un dolce mascherato da frutto.

Occhi

Concludo questo viaggio collegandomi all’illusione poc’anzi citata. L’illusione è un gioco stimolante che crea stupore e meraviglia anche se i protagonisti in campo sono elementi già conosciuti e sperimentati durante la nostra vita.
Era il 2018 e io stavo camminando per le strade di Milano alla ricerca di idee e ispirazioni per il progetto fotografico che avrei dovuto consegnare per un esame all’Università. Non avevo ancora ben chiaro cosa poter fare. Le uniche due informazioni che avevo in mano erano quella di raccontare la storia di un paesaggio attraverso la fotografia e la sicurezza di voler descrivere il paesaggio urbano di Milano. Camminando e perdendomi con il naso all’insù per le strade, mi sono addentrata in via Galileo Galilei andando verso Il Diamantone.
L’idea mai è sembrata chiarissima e forte in un secondo. I miei occhi hanno colto un’istantanea che grazie, all’illusione visiva, faceva percepire il palazzo del civico 7 e La Torre Diamante erta dietro di lui, come un tutt’uno. Un’Architettura fantastica che si serve della fotografia come strumento per esistere. È l’unico canale possibile, in questo caso. È stato quello il momento in cui ho avuto l’irrefrenabile voglia di cercare tutte le altre combinazioni temporali e strutturali possibili in giro per la città. Volevo creare una collezione di illusioni architettoniche, che tendenzialmente potrei non smettere mai di ricercare. Quanto è meraviglioso l’occhio critico e visionario che riesce a vedere l’inusuale nell’ordinario.
Ne è nata così la raccolta chiamata MI-Tipologies in cui ho raccolto tutte le foto che ho scattato in quelle settimane di Progetto e di cui vedrete alcuni pezzi allegati a questo testo.
I tre pezzi che mostro fanno parte delle sezioni Equilibrio, Parassiti cittadini e Ro-bo-cit-tà. La prima gioca con i pesi della bilancia e l’incastro delle componenti di cui constano le Architetture illusorie; la seconda lascia immaginare un ambiente costruito in cui piccoli elementi di materia si appoggiano agli edifici, aggiungendone caratteristiche fisiche e funzionali.
La terza gioca con la sfera mobile e macchinosa delle gru che simulano lo spostamento di edifici interi da un landscape ad un altro, per garantirne la fruizione dove più ce n’è bisogno.                                                                                                           
Armonia è la sintesi e la risposta a informazioni eterogenee che il nostro cervello riceve. È un’elaborazione che fa sembrare semplice un processo che tendenzialmente è sempre complesso e fatto di dedizione e passione per quello che si fa.
È la ricerca di equilibrio in un sistema che tende al disordine. Spinta uguale e contraria in continua lotta.

 

Chiara Amato
(
Architetta e Artista)

 

Loopcube 59 Crystal Pavilions ott

Equilibri

 

 

Loopcube 78 Wave ott

Robocitta

 

 Loopcube 78 Wave ott

Parassiti cittadini

  

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