"Sovente è necessario alla vita che l’arte intervenga a disciplinarla…"
#digitalstorytelling
La valorizzazione del patrimonio storico nelle prospettive del Digital Cultural
Heritage: un’esperienza di innovazione sul campo
Il progetto “Palazzo Vernazza: dal 400 al 4.0”. In uno degli edifici più antichi del Salento, l’allestimento di un percorso museale che svela inedite pagine della storia di Lecce da una nuova prospettiva.
Sono sempre più numerose le esperienze di valorizzazione del patrimonio storico e artistico che si misurano con l’innovazione tecnologica, in un creativo confronto dialettico che sta moltiplicando, in tutto il territorio italiano, le progettualità sintonizzate sulle nuove coordinate della Cultura 4.0, o meglio del 5.0, come indicato dalla Commissione Europea.
La ricerca di nuove soluzioni nell’ambito della promozione dei beni culturali si sta progressivamente orientando ad adeguare, soprattutto, la narrazione ai nuovi paradigmi del contemporaneo. Mi riferisco, ad esempio al #digitalstorytelling - per usare un tag ormai di universale comprensione tra gli addetti ai lavori - alle esperienze immersive, ai progetti di gaming. Questa è ormai la sfida che muove chi opera nella tutela della memoria e dell’eredità materiale che il glorioso passato ha lasciato in ogni angolo di questa straordinaria penisola d’arte e cultura, nonostante le note criticità che scaturiscono proprio dal dover gestire questo immenso patrimonio. Sicuramente non è impresa facile rintracciare strategie e modelli di riferimento, in un settore pionieristico come quello del “Digital Cultural Heritage”. Si pensi alla delicata fase di scelta e creazione di contenuti in base agli strumenti tecnologici su cui declinarli, in contesti in cui è frequente che i due processi siano spesso invertiti. In estrema sintesi: “Voglio fare un videogame che promuova il museo. Che tema della mia collezione utilizzo? O “Voglio promuovere il mio museo. Qual è la soluzione tecnologica migliore per far conoscere la mia collezione: un videogame, la realtà aumentata, un’esperienza immersiva in 3D?
Sono molteplici, infatti, gli approcci e le variazioni interpretative sul tema. Anche il Mibact e gli organismi istituzionali del settore si stanno confrontando sul dibattito, che propone come primo item proprio la complessità della Comunicazione nell’era digitale, in cui la trasformazione della realtà “da atomi in bit” spesso si traduce in un labirinto frattale in cui non è semplice trovare un fil rouge per orientarsi. L’accelerazione vorticosa dell’industria hi-tech e il rapido movimento imposto dal “Dio Algoritmo” - che veglia sull’intreccio delle nostre vite e le nostre personalità multiple da account e profili social - proiettano quotidianamente in universi davvero multidimensionali. La verità è che le strategie possibili si sperimentano sul campo.
Nuove narrazioni per restituire il patrimonio culturale alla comunità
In questa rivoluzione “antropo-tecno-logica”, tra followers, friends e trends e il Romanticismo pandemico all’insegna dello Sturm und DAD, ognuno si misura quotidianamente con la frammentazione della comunicazione (e dell’identità), in contesti in cui la percezione dei limiti tra spazi e confini, centri e periferie è in continua evoluzione. Ma dalla positiva prospettiva dell’Umanesimo digitale, questa trasformazione è anche intesa come una formidabile opportunità. A mio parere, lo è, soprattutto, per la community di coloro che si occupano di beni archeologici, monumenti, musei e città d’arte, in special modo dell’Italia del Sud, dove il gap digitale paradossalmente è meno grave di quello che si tende a immaginare.
Può essere, infatti, questo l’entusiasmante input per sperimentare più efficaci e innovative logiche operative per rivelare, ad un pubblico sempre più vasto ed eterogeneo, le tante sfolgoranti meraviglie opacizzate dalla polvere del tempo e della dimenticanza. Perché sono davvero tantissime le storie legate ai nostri tesori, che ancora non sono state raccontate, magari con i giusti linguaggi, o che non hanno espresso interamente il loro potenziale. Mi riferisco all’industria culturale che può utilizzare i beni come attrattori turistici e generatori di ecosistemi sostenibili.
A tal proposito, le statistiche dimostrano con evidenza la crescita del segmento turistico rappresentato da coloro che cercano nuove frontiere e territori da scoprire, perché il visitatore appassionato di arte e cultura è saturo dell’immaginario globalizzato e scontato. Vuole esplorare inedite esperienze emozionali.
Non a caso il case study che, sono stata invitata qui a illustrare, è nato proprio in quella che era l’antica Terra d'Otranto, dove anche le rocce sono pietre preziose e narranti - come insegnano i Sassi di Matera o la pietra leccese su cui è ricamato il Barocco - territorio che solo da pochi decenni è diventato meta di interesse culturale e turistico internazionale, soprattutto perché la narrazione di questi luoghi emozionanti, per i tanti motivi che non andremo qui ad indagare, ha avuto l’incredibile slancio della consapevolezza di essere generatore di suggestioni poetiche, uniche e originali.
Visioni condivise, convergenze multidisciplinari e nuove competenze digitali: l’esperienza di Palazzo Vernazza
In questo contesto, l’esperienza di valorizzazione di Palazzo Vernazza, a mio avviso, può essere inclusa a pieno titolo tra le best practice nel Meridione, per la valenza pioneristica del progetto e l’anomalia della dinamica che ne ha permesso la realizzazione: nata da un’ispirazione/intuizione imprenditoriale, l’idea ha innescato sinergie con il mondo delle istituzioni locali, della ricerca universitaria e della formazione in campo tecnologico. Grazie ad una visione condivisa, una partecipazione attiva di tanti soggetti provenienti da ambiti disciplinari diversi e il coinvolgimento di giovani innovatori, il progetto è diventato, da giugno 2021, una realtà. Ma spieghiamo meglio.
Palazzo Vernazza ( XV sec. d.C.) è un edificio situato nel centro storico di Lecce che presenta varie stratificazioni archeologiche e che, dopo anni di chiusura, ha riaperto finalmente al pubblico per offrire un percorso di visita multimediale, integrato con esperienze immersive in Realtà Virtuale e approfondimenti in Realtà Aumentata.
L’iniziativa è stata realizzata e finanziata dalla società Mediafarm, guidata da un imprenditore illuminato - Euclide Della Vista, appassionato di hi tech e new media - in collaborazione con gli archeologi dell’Università del Salento, che hanno condotto qui la campagna di scavo. A questi si aggiunge la partecipazione degli studenti dell’ITS "Apulia Digital Maker", operante nella formazione professionalizzante nel settore ICT, attraverso corsi finanziati da Miur e Regione Puglia. Gioiello dell’architettura rinascimentale leccese, il palazzo custodisce nelle sue fondamenta millenni di storia, testimoniati dai preziosi ritrovamenti archeologici che narrano la frequentazione del sito dall’Età Messapica a quella Romana - con il suggestivo Santuario di Iside - dal Rinascimento fino al Barocco, portati alla luce all’inizio degli anni 2000 da un team di archeologi guidati dal noto Prof. Francesco d’Andria, durante la campagna di scavi per il restauro del Palazzo, finanziata dal Comune di Lecce. Tra i palazzi nobiliari più antichi del Salento, l’edificio è di proprietà della Fondazione Casa Bianca, impegnata nello sviluppo sociale e culturale del territorio che, nel 2019, ha reso disponibile il Palazzo per ospitare le attività di alta formazione dell‘ITS "Apulia Digital Maker". In breve tempo, quindi, è stata ripristinata l’accessibilità dell'edificio, da tempo chiuso dopo un breve periodo di apertura post restauro. Con questa nuova gestione Palazzo Vernazza è diventato un polo d’avanguardia dedicato allo sviluppo di progettualità crossmediali nell’ambito della formazione tecnologica per la Cultura 4.0. Infatti, oggi è uno spazio creativo polifunzionale che ospita, nei piani superiori, i laboratori e le aule dove vivono i giovani studenti dei corsi ITS e le tante aziende d’innovazione che partecipano ai percorsi formativi.
Questa fortunata sinergia ha permesso, quindi, l’avvio del progetto di valorizzazione: è bastato partire dall’idea di creare un itinerario di visita, sia in italiano che in inglese, per far scoprire a tutti la bellezza di questo luogo, mettendo a sistema le varie componenti scientifiche, umanistiche, organizzative e digitali e ottimizzando le risorse, anche economiche.
Il lavoro è partito dalla mappatura del livello sotterraneo, in cui vi sono i resti di un Santuario dedicato alla Dea Iside, d’età romana imperiale, perché il culto per la divinità dell’antico Egitto si era diffuso progressivamente in tutto il bacino del Mediterraneo e nella Lecce romana, l’antica Lupiae. Nell’area scavi, inoltre, sono presenti parti di strutture di età messapica, romana e cinquecentesca.
La narrazione ideale individuata è stata scandita insieme agli archeologi, che hanno curato i contenuti scientifici del percorso, e il team di Mediafarm ha realizzato l’allestimento per raccontare la storia e il suo palazzo. Si è iniziato con il ricostruire in 3D le strutture delle varie epoche, con il desiderio di far vivere ai visitatori l’emozione di scoprire come potevano apparire in origine i luoghi e i resti archeologici in cui si muovevano. La ricostruzione più complessa e dettagliata è stata quella dell’affascinante Santuario di Iside, modellato sull’iseo di Pompei. Inoltre, si è iniziato a produrre una serie di video originali utili a narrare con immediatezza la storia del Palazzo, proiettati nel percorso, oltre a realizzare pannellistica informativa ex novo.
Ma la novità assoluta è stata la scelta della “phygital experience”, che propone due dispositivi tecnologici diversi. “Iside Inside” è un’esperienza immersiva in realtà virtuale con visore Oculus, che permette di esplorare da protagonisti il Santuario di Iside attraverso un coinvolgente percorso conoscitivo interattivo, simile ad un videogame.
AR Tour offre invece la modalità interattiva in realtà aumentata di tutto il percorso di visita guidando in un'esperienza completa, innovativa e travolgente attraverso i tablet, forniti all’ingresso, semplicemente inquadrando il qr code del Digital signage. Così si possono visionare contenuti informativi extra, approfondimenti, ricostruzioni in 3D e video, che non si potrebbero appieno apprezzare nelle piccole dimensioni dei display dei cellulari.
L’allestimento del progetto -testato dagli studenti e docenti del Master internazionale in Arts Management and Administration della Bocconi prima dell’ufficiale apertura - risiede proprio in questo “dialogo tra Innovazione e Tradizione”. Un focus che si è tradotto anche nel coinvolgimento di alcuni artigiani del Salento che sono stati invitati a realizzare le ricostruzioni dei reperti e degli elementi architettonici presenti nell’area del Santuario di Iside (in esposizione al vicino museo Must) e le originali creazioni artistiche in pietra leccese, cartapesta, terracotta, dedicate e ispirate al palazzo.
Questi manufatti sono presenti in esclusiva nell'Art shop, uno spazio espositivo per l’acquisto delle opere, dove sono proiettati anche dei video documentari originali, curati dal regista Luciano Toriello, sulle preziose botteghe salentine. E, a rimarcare l’importanza della mission di condivisione reale delle attività, la partecipazione anche di una importante cooperativa sociale cittadina, la Artwork, che da anni si occupa della valorizzazione e promozione del patrimonio artistico e monumentale del Salento con “LeccEcclesiae”, a cui sono affidati i servizi di Booking.
L’iniziativa, quindi, si propone come un modello sperimentale di sinergie operative tra comunità scientifica e culturale, istituzioni e realtà imprenditoriali, mondo della formazione e artigianato, unite nel comune obiettivo di rivitalizzare il legame di Palazzo Vernazza con la città di Lecce, restituendolo alla comunità, ai turisti e ai visitatori. Perché il Palazzo non è ormai inteso solo come patrimonio monumentale, ma anche come laboratorio vitale e d’avanguardia per la creazione e sperimentazione di contaminate strategie nel campo culturale, aperto ad eventi, incontri, mostre, nella dimensione di spazio dedicato agli innovatori e i creativi digitali, i professionisti senza di cui non si può immaginare una proiezione reale nel futuro.
Nell’esperienza museale gli studenti, che vivono quotidianamente gli spazi e l’energia del Palazzo, infatti, sono stati coinvolti attivamente: oltre ad aver realizzato alcuni prodotti che compongono la narrazione multimediale del percorso di visita, i corsisti partecipano alla promozione dell’iniziativa, documentando quotidianamente la fase di lancio del progetto, pioneristico nell’ambito della Cultura 4.0 in Puglia. Ovviamente, spiegare a parole un percorso museale così complesso è impossibile, ma senza retorica e idealismo, ritengo che l’aspetto più interessante che ho potuto sperimentare - lavorando con questo energico team direttamente al coordinamento del progetto - è che la grande sfida nel campo del Digital Cultural Heritage è cercare di non snaturare l’identità dei contesti, dei codici espressivi e dei valori in cui sono state generate le forme e le idee che devono essere tradotte in passaggi/paesaggi emozionali, per conquistare l’attenzione del pubblico ai tempi della “società liquida”. Dai primi feedback, credo che la direzione sia quella giusta: si continuerà in questa iniziativa lasciando sempre aperte le porte dal Palazzo per far entrare nuove idee, persone ed ispirazioni. Solo il modello work in progress è praticabile negli schemi in continua evoluzione dell’innovazione digitale.
Palazzo Vernazza, ingresso
Valentina Scuccimarra
(Giornalista e Project manager)
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