"Troveremo sempre risposte parziali che ci lasceranno insoddisfatti
e allora continueremo a cercare"
Editoriale
Quando infine saremo ascesi agli Elisi di Omero, su quelle intangibili isole pianteremo la bandiera vittoriosa di un’ Utopia.
( M83 - Un Nouveau Soleil , audio )
Se si considera la sola massa visibile di Andromeda, le stelle alla sua periferia ruotano attorno al nucleo della galassia a una velocità superiore a quella prevista dalle leggi di Newton.
La vita nella sua interezza non può essere calcolata, bisogna accettare inevitabilmente che la casualità non è un errore dell’equazione, bensì una componente stessa ed essenziale dell’equazione. Tutto va e viene, si dissolve e ricrea, si trasforma, ma ricompare sempre nel presente, come in un eterno ritorno, in cui si risveglia una presenza eterna. Non esiste una narrazione continua dell’esistenza. Vi sono momenti di luce ed altri di oblio. Non c’è vicinanza o lontananza. Sono le storie a creare i significati, e le storie sono sempre vere. Sono i fatti in realtà, ad essere fraintesi.
Esistono tre modalità cognitive: quella analitica, quella intuitiva e la modalità che era nota ai profeti biblici: la rivelazione. Democrito di Abdera si strappò gli occhi per pensare.
L’arte (intesa come avanguardia della vita o rivelazione) è la guerra santa che combattiamo ogni giorno; i suoi piedi, sempre nudi, a terra, e la sua testa, dal canto e dal fiore, fino alle stelle. L’arte immortala ciò che il tempo ha distrutto.
Non si crea per stringere o per afferrare, ma per liberare e scatenare. L’anima è acqua, e per sua natura l’acqua cede e discende. Ogni acqua aspira a diventare vapore, e ogni vapore a ritornare acqua.
L’uso nell’atto creativo di una lingua non convenzionale, personale, che nasce dall’intimo dell’animo, è testimone del nostro io più vero, e la poesia (che un ancor giovane ma già chiaroveggente Fedor Dostoevskij, riteneva essere della stessa natura della filosofia) più di altre forme letterarie, possiede queste caratteristiche.
La poesia appunto, il terreno fertile per far crescere la consapevolezza del cuore sincero: comporre poesia è un esercizio di manifestazione della propria natura più intima e come tale essa può rappresentare una pratica di purificazione interiore e di ricerca di quella natura originaria non contaminata e genuina. Come una terra addormentata che riconosce infine il suo splendore.
Solo nella poesia si può esprimere ciò che altrimenti sarebbe superiore a ogni descrizione: Tristano e Isotta, utopia di un amore.
Nella leggenda medievale d’origine celtica, basata su uno dei temi centrali dell'età cortese (l'onnipotenza d'amore in grado di porre gli uomini al di là del bene e del male), Tristano viene ferito in battaglia ed è prossimo alla morte. A salvarlo è un bacio, e a cicatrizzare la sua ferita è l’amore. La sua cura ha un nome: Isotta.
E’ la visione più romantica del principio del mondo: poetica, misteriosa, intuitiva e soggettiva.
Ma Isotta è destinata a Re Marco e Tristano a morire della sua lacerante ferita d’amore.
L’amore ha le sue trame ed è esposto a tutti i malintesi del mondo. Profondamente ancorato nelle leggi misteriose dell’eternità, là soltanto ha validità e compimento. Il mondo svanisce, e a rimanere è solo l’utopia dell’amore.
A questa visione estremamente poetica, se ne contrappone in epoca post moderna, una di stampo opposto, scientifico, empirica e obiettiva: la realtà è un moto continuo di produzione, d’estinzione e di nuova produzione. Tutto ciò che c’è, scompare. Tutto ciò che è scomparso si riproduce.
Pulsar: “pulsating radio source”, la stella pulsante.
Una stella di neutroni ( non una stella vivente bensì una stella morente…) che ruota sotto la spinta della sua stessa energia anarchica ed esplosiva come una torcia impazzita. Qualcosa di piccolo e temporale che si misura con la vastità infinita e ignota dell’universo.
In cielo come in mare, ogni baluginio è una trappola o una lusinga. Il faro è il punto fermo nell’oscurità.
Noi siamo niente e tutto, esiste la vita e la responsabilità di viverla a partire dal così com’è. Pirrone di Elide[1] sosteneva l'impossibilità di stabilire e di conoscere come stanno le cose nella loro radicale, insita natura.
Il nostro punto di partenza (e di arrivo…) di fatto, non può che essere l’esistenza, il cui significato deriva dal latino ex-sistere, ovvero uscire fuori dall’astratto, dall’indeterminato, attraverso la libera scelta.
Esistere è dunque scegliere.
Edoardo Delle Donne
[1] "Pirrone di Elide in "Dizionario di filosofia" - Treccani." https://www.treccani.it/enciclopedia/pirrone-di-elide_Dizionario-di-filosofia
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