"Immaginazione e connessione
hanno reso l’uomo un essere speciale"
Money influence
Paura e Denaro, una questione di sopravvivenza
L’emozione che influenza di più i nostri comportamenti è la paura. La paura è l’emozione dominante, quella che in millenni di storia ha spinto l'uomo a proteggersi dai pericoli e sviluppare nuove capacità e nuove tecniche per superarli.
Già nell’uomo primitivo, imparare a gestire la paura significava essere consapevole del pericolo che si aveva di fronte ed elaborare nuovi processi mentali per superarlo e poter sopravvivere.
Aver paura è sempre stato un importante stimolo alla sopravvivenza, chi avvertiva “paura” aveva maggiori probabilità di sopravvivere di chi la ignorava. Un meccanismo mentale importante che è alla base della nostra evoluzione.
Questo rapporto tra pericolo, paura e sopravvivenza si è sedimentato nel nostro cervello come memoria storica e ha forgiato i nostri comportamenti. In molte situazioni agiamo non in ragione delle nostre esperienze personali ma in modo “istintivo, inconsapevole” in quanto abbiamo ereditato dai nostri antenati strutture di pensiero consolidate nei millenni e di cui spesso noi non abbiamo coscienza, sono al di fuori del nostro sentire. In altri termini l’agire inconsapevole davanti a un evento pauroso è il frutto di esperienze che hanno reso possibile la sopravvivenza dell’uomo in molteplici situazioni.
Un esempio potrebbe essere quando istintivamente evitiamo una bici che ci viene addosso anche se non l’abbiamo vista arrivare o quando reagiamo in millesimi di secondi di fronte alla perdita di equilibrio e riusciamo a riappropriarcene senza pensare.
La nostra mente, in sostanza, riesce a mettere in campo reazioni velocissime molto più rapide di qualsiasi computer oggi esistente al mondo proprio grazie a questa lunga catena di esperienze prodotte dalla paura e sedimentate nelle nostre menti di generazione in generazione.
Ma veniamo al dunque: perché tra le tante paure quella di perdere denaro ci condiziona tanto?
Perdere soldi non viene percepito dal nostro cervello come un danno patrimoniale ma come un pericolo esistenziale. A differenza di quello che molti pensano, il legame tra uomo e denaro non è un legame economico patrimoniale ma biologico, se perdo soldi molto probabilmente non riuscirò a vivere. Separarci dal nostro denaro diventa difficile proprio in ragione di questa paura “biologica”, e non psicologica, di non poter vivere a lungo senza di esso.
Questo modo di interpretare il rapporto con la moneta ha prodotto comportamenti che condizionano le nostre scelte e il nostro benessere, inducendoci, a volte, anche in gravi errori e decisioni sconsiderate.
Ma cerchiamo di comprendere perché negli uomini il denaro ha assunto il ruolo di bene indispensabile per la sopravvivenza “biologica”.
Partiamo.
Il concetto di denaro si sviluppò nella mente dei nostri antenati già quando esso non esisteva così come lo conosciamo noi oggi.
L’uomo cacciatore-raccoglitore nell’era preistorica capì subito che la sua vita era in pericolo ogni volta che usciva dalla sua caverna e che per limitare tale pericolo e poter vivere più a lungo doveva trovare un modo per ridurre le sue escursioni alla ricerca di cibo. Così intuì che raccogliendo un po’ di cibo in più poteva nutrirsi per più giorni senza uscire dalla caverna.
Nacquero le prime forme di conserve e con esse la prima forma di ricchezza accumulata, beni a cui il cacciatore-raccoglitore attribuiva grande valore in quanto erano sinonimo di sopravvivenza ed evitato pericolo (non era necessario uscire dal rifugio esponendosi al pericolo dei predatori affamati).
Il cibo conservato, dunque, potremmo considerarlo un antenato del nostro denaro anche se svolgeva la sola funzione di accumulo di ricchezza nel tempo.
Questo atteggiamento mentale è persistito per millenni e ha posto l’uomo nella condizione di maturare tre importanti comportamenti istintivi.
Anche nelle evoluzioni successive l’uomo agricoltore che sviluppò il baratto, l'uomo cittadino che diede vita al il commercio e alla nascita delle monete in oro e argento e infine l’uomo industriale che sviluppò il credito e la banconota, non hanno mai abbandonato questo istinto di sopravvivenza, anzi esso si è sedimentato nel tempo e ha forgiato molti dei comportamenti che ancora oggi l’uomo adotta.
Fiducia nel Possesso, Dolore nella Perdita e Consumo nel Breve Termine sono diventati i presupposti naturali ed istintivi nel rapportarsi al denaro che hanno viaggiato lungo l’asse del tempo arrivando sino ai giorni nostri e generando tre atteggiamenti sbagliati che andremo ad approfondire.
Se oggi molti risparmiatori si sentono più sicuri nel lasciare il loro denaro sui conti corrente piuttosto che metterli a frutto in investimenti redditizi di lungo periodo è perché avvertono un senso di disagio ereditato dai nostri antenati, quello di privarsi del cibo-denaro che garantisce loro la sopravvivenza. Mantenere i soldi sul conto corrente equivale a rimanere protetti nella grotta, evitando i pericoli della società in cui viviamo.
Ecco spiegato perché proprio nel periodo pandemico le somme depositate sui conti siano aumentate a dismisura proprio quando si aprivano importanti opportunità di investimento che pochi hanno colto. Si è rinunciato a una palese opportunità di impiego dei propri risparmi reagendo in modo istintivo in risposta ad una paura “antropologica”: sopravvivere.
Investire i propri risparmi è l’altra paura che alberga la nostra memoria storica, la paura di perdere tutto o parte delle nostre conserve in moneta genera un senso di debolezza e timore nell’affrontare il futuro. Quando dobbiamo destinare una somma ad un investimento, per la nostra mente significa perdere il controllo del nostro denaro. Per investire dovremmo allontanare da noi il risparmio e affidarlo ad altri, questa rinuncia seppur temporanea del nostro risparmio ci inquieta temendo un futuro incerto in cui non possiamo disporre delle risorse finanziarie accumulate.
Ecco allora che chi investe si orienta con una bussola provvista di due sole coordinate: la sicurezza “formale” dell’investimento e la sua liquidabilità nel breve periodo.
Sicurezza e liquidabilità sono due esigenze del tutto coerenti con l’uomo cacciatore-raccoglitore preistorico, ma poco affini al concetto stesso di investimento. Pianificare un investimento di qualsiasi natura significa assumere “consapevolmente” un rischio appropriato e gestirlo nel lungo periodo. Solo un tempo “non breve” riesce a ridurre i rischi e a offrire interessanti rendimenti.
Il rischio lo si può gestire, ridurre ma mai eliminare, è dappertutto nelle nostre vite, ogni scelta comporta la rinuncia di una strada per un’altra, ciò significa rischiare.
Il risparmiatore moderno non può non accettare la presenza di un rischio in un investimento in quanto esso è nella natura delle cose, ciò che gli sfugge è che ora il cibo-moneta non è più deperibile, non deve rincorrere il tempo ma lasciarlo scorrere infatti è il trascorrere di tempi lunghi a lenire i rischi, un aspetto poco intuitivo per noi che abbiamo sedimentato nella nostra memoria storica la sopravvivenza giornaliera e la deperibilità del cibo in pochi giorni.
Il risparmiatore-moderno continua a trascinarsi dietro il “suo rischio antropologico di sopravvivenza” e non contempla il rischio finanziario di quell'investimento specifico: è persuaso solo dal fatto che perdere denaro riduca la sua probabilità di sopravvivenza.
Ecco allora che viene da chiedersi:
La risposta arriva dalle neuroscienze i cui studi dimostrano che le nostre decisioni più importanti sono di tipo emozionali e raramente razionali. Pertanto a differenza di quello che si pensi, non è vero che la ragione venga prima di qualunque cosa, anzi oltre l’80% delle nostre decisioni più importanti si svolgono al di fuori del pensiero razionale. Ciò è stato dimostrato dai due premi nobel per l’economia Thaler e Kahneman: le decisioni sono di tipo emozionale anche quelle apparentemente fredde e lucide di un investitore esperto.
Le emozioni di paura sedimentate nella nostra mente determinano oggi come ieri le nostre decisioni di investimento.
Ricapitolando, le emozioni dominano le nostre scelte e fra esse la paura di non sopravvivere ha sedimentato nell’uomo moderno tre istinti inalienabili:
Fiducia nel Possesso (di denaro);
Dolore nella Perdita (di denaro);
Consumo nel Breve Termine (di denaro).
Mentre i primi due istinti (fiducia e dolore) sono rimasti praticamente inalterati nel tempo ciò che invece ha sconvolto radicalmente il nostro sistema decisionale è il rapporto con il consumo!
Ora sappiamo che la preferenza per il consumo è anch’essa figlia della nostra memoria storica. La parte primitiva del nostro cervello, infatti, sa che se lasci per troppo tempo il tuo cibo-denaro senza utilizzarlo si deperirà, per questo meglio mangiare che continuare ad aspettare, meglio consumare che rischiare di perdere tutto.
Negli ultimi decenni, però, l'avanzare di un nuovo modello di società (la società digitale) fondato sul controllo delle informazioni che ognuno di noi lascia gratuitamente su siti web, banche, supermercati, etc. (cosiddetti Big-data) ha trasformato il consumo da “Consumo Necessario” in “Consumo Bulimico”.
Questo perché le multinazionali che gestiscono i Big-data sono ben consce di quell’istinto primordiale che l’uomo ha di voler consumare tutto e in poco tempo, hanno approfittato di tale debolezza vivisezionando i nostri comportamenti, le nostre abitudini di acquisto, per costruire ambienti digitali artificiali all’interno dei quali i consumatori si sentono a loro agio e disponibili a comprare qualsiasi cosa venga loro proposta come necessaria nella loro vita, anche se per niente adatta alla soddisfazione dei reali bisogni.
Attraverso i Big-data, insomma, si maneggiano migliaia di informazioni relative ai comportamenti umani delineando, anche con l’utilizzo dell'Intelligenza Artificiale, strategie di marketing al fine di vendere beni e servizi e nello stesso tempo generare l’illusione che il denaro sia ben speso.
È con questi presupposti che si è diffuso il consumo bulimico, un consumo che sfocia nell’effimero e che dà quella sensazione di protezione, in quanto sembra tutto disponibile all'istante, tutto a portata di mano e invece proprio questa bulimia indotta all'acquisto getta le fondamenta per un futuro finanziario molto incerto.
La spinta “poco gentile” verso un consumo effimero e non pienamente sotto il nostro controllo sta alterando la nostra capacità di gestire le risorse finanziarie, questo potrebbe creare enormi problemi nella soddisfazione dei bisogni futuri, il consumo ha invaso spazi prima inesplorati, si consuma oltre le nostre capacità reddituali, attraverso l’indebitamento, quello che Mario Draghi ha definito essere il “debito cattivo”, sì perché possiamo avere tutto a portata di “rata”, automobili, televisori, vacanze etc…, anche i risparmi vengono sacrificati sull’altare del consumo compulsivo.
Si rinuncia a risparmiare pur di consumare, siamo in grado di pagare Sky, Netflix, Amazon Prime etc… e poi ci dichiariamo incapaci di mettere da parte qualcosa per il nostro futuro.
Non risparmiare è un grave danno per il nostro ciclo di vita, come insegna il premio nobel Franco Modigliani, il risparmio è un elemento essenziale per poter soddisfare bisogni futuri in linea con le nostre aspettative di vita.
Privarsi del risparmio significa minare la serenità finanziaria negli anni a venire.
Come fare allora?
Essere razionali non serve, se vogliamo migliorare il nostro rapporto con il denaro non serve studiare o acquisire nozioni o principi finanziari, ciò che governa i nostri comportamenti sono le emozioni, agiamo in modo istintivo e fuori da ogni ragione per la gran parte delle nostre decisioni.
Per questo ritengo superfluo cercare di correggere un istinto con la ragione, molto più sano e concreto correggere un istinto instillando nella nostra mente una nuova percezione della realtà, quello che lo studioso Franz Gabriel Alexander chiamava “esperienza emozionale correttiva”, vale a dire “quel tipo di esperienza concreta che una persona può sperimentare realmente e che ci fa sentire anche solo per un istante una percezione totalmente diversa dalla realtà e con essa scatta qualcosa nel nostro cervello che ci fa cambiare prospettiva” (Giorgio Nardone).
Ispirandomi a tali studi proveremo nei prossimi articoli a capire come attraverso delle “esperienze finanziarie correttive” potremmo migliorare le nostre scelte di consumo, risparmio e investimento capaci di cambiare la nostra prospettiva sul denaro e la finanza.
Cristofaro Capuano
(Financial coach)
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