
Gabriella
"...ai monologhi del giovedì" 9° appuntamento
Ai Monologhi del Giovedì
Quarta edizione
Giovedì 13 marzo
Ingresso 19.30 - Sipario 20.00
Sede Circolo La Scaletta
Costo del biglietto 5 euro, acquistabile in loco prima dell'evento
Lo spettacolo sarà replicato il 15 marzo alle 19.00 c/o la Sala del Capitolo di Montescaglioso (ingresso libero)
Replica a Scarola dell'Arch. Paolo Emilio Stasi, Vicepresidente del Circolo La Scaletta
La reazione scomposta dell'ingegner Scarola ad una sollecitazione del Circolo relativa all'approvazione di una norma che obblighi gli uffici tecnici comunali alla istruttoria delle pratiche riguardanti l'applicazione del Piano Casa per evitare il rischio di un nuovo "sacco" urbanistico della città, dimostra che ancora una volta La Scaletta ha colto nel segno.
Avrei fatto volentieri a meno di replicare all'ingegnere, ex consigliere ed ex assessore comunale Scarola (cito i titoli solo per ricordare le pubbliche funzioni che ha svolto nelle vicende urbanistiche di questa città). In questo modo, però, con il mio silenzio potrebbe rimanere, nelle persone che hanno letto le sue affermazioni, la convinzione che alla fine lui abbia ragione. Le falsità non possono essere assolutamente tollerate.
Intanto, ricordo all'ingegnere che la sede in cui opera La Scaletta (Palazzo Bronzini), è stato acquistato, con una colletta, dai soci del Circolo sul finire degli anni '60 e donato, nel 1976, al Comune di Matera con la sola previsione dell'utilizzo del piano terra dell'edificio.
Sorvolo sul suo auspicio riguardo alla nomina delle cariche apicali delle associazioni da parte del consiglio comunale suggerendogli di consultare la Costituzione italiana.
L'ingegnere, poi, afferma che io sia "responsabile della soppressione dell'area a verde pubblico e dei parcheggi del Piano Piccinato '56 e '76 su via Mattei, dove ha progettato e diretto i lavori per la costruzione di circa 300 alloggi, cancellando un'area destinata a standard pubblico che l'amministrazione, al contrario, doveva espropriare e destinare a verde e parcheggi per i residenti".
In verità, quell'area è stata destinata a verde pubblico attrezzato dal 1975 al 2006. Dopo oltre vent'anni, anni novanta secolo scorso, i proprietari hanno chiesto al Comune di espropriare, ovvero di cambiare la destinazione all'area. C'è stato un ricorso al Tar che ha disposto che il Comune, in sede di revisione dei piani urbanistici, tenesse conto dell'istanza dei proprietari. Negli anni novanta proprio il Comune aveva concesso una variante, su una porzione di quel verde attrezzato, per la costruzione della chiesa della Santa Famiglia. Nel 2006, con l'approvazione della variante al PRG, l'area in questione diventava un ambito prevalentemente residenziale ad attuazione indiretta con indice di edificabilità, distanze, altezze e destinazioni. Era però un'area cosiddetta bianca. In pratica non si poteva attuare quanto previsto perché la variante al PRG approvata non era completa della perizia geologica (nonostante fosse documento imprescindibile) per cui nelle aree di nuova edificazione non si poteva costruire in assenza della perizia geologica generale.
I proprietari di fronte a quella nuova situazione veramente paradossale scelsero di alienare il terreno e la subentrante proprietà decise di presentare un piano integrato di edilizia residenziale pubblica proponendo una variante al PRG. Variante che ha comportato un iter approvativo sicuramente più rigoroso di quanto fosse stato quello per l'approvazione della variante al PRG e durato circa dieci anni. Per inciso, il piano integrato di contrada Granulari è stato approvato l'8 febbraio 2016 e l'ingegnere Scarola non soltanto era consigliere comunale ed ha votato a favore ma era addirittura il Presidente della Commissione Governo del Territorio e come tale ha presentato al Consiglio le osservazioni e le controdeduzioni al piano integrato.
Ottantanove e non trecento (neanche il numero è veritiero) alloggi di diverso taglio e destinati ai soci della cooperativa. Alloggi tutti autorizzati con permesso di costruire (potevano essere autorizzati con SCIA, ognuno sceglie come svolgere la propria professione). Alloggi venduti a prezzi fissati dalla Regione Basilicata (ultimo particolare per chi vuole intendere). Tutto qui!
E' evidente che mi attendo delle pubbliche scuse dall'ingegner Scarola e comunque l'auspicio è che il dialogo fra i cittadini e le autorità prosegua nell'unico interesse per la Città e ben venga il confronto serio sul merito della questione.
Arch. Paolo Emilio Stasi
Vicepresidente Circolo La Scaletta
Il Circolo La Scaletta: si fermi il nuovo "Sacco" urbanistico di Matera Occorre una norma comunale che obblighi l'istruttoria per tutte le pratiche riguardanti l'applicazione del Piano Casa
La possibilità di ottenere il permesso di costruire attraverso una semplice pratica amministrativa, la Scia (segnalazione certificata di inizio attività), va regolamentata quanto prima. Ne è convinto il Circolo Culturale La Scaletta che chiede l'approvazione di una norma che disponga l'istruttoria obbligatoria, da parte degli organi tecnici comunali, per tutte le pratiche riguardanti l'applicazione del Piano Casa. "Una misura necessaria - si legge in un documento redatto dal vicepresidente del Circolo, l'architetto Paolo Emilio Stasi, già Presidente dell'Ordine degli Architetti della Provincia di Matera - per verificare la destinazione ultima degli immobili da demolire, la reale consistenza in termini dimensionali, la corretta applicazione della legge nel calcolo delle superfici da demolire e di quelle da ricostruire. Infine la verifica, obbligatoria, a comunicazione della fine dei lavori non solo della corrispondenza al progetto approvato ma che si siano realizzate tutte le opere e gli obblighi che hanno prodotto la premialità volumetrica. Il Regolamento urbanistico, approvazione 2021, non ha potuto, e forse voluto, arginare gli effetti devastanti che ha prodotto e sta producendo il Piano Casa. Infatti con il R.U. non si è nemmeno posto il problema di un serio censimento delle zone urbane o di edifici puntuali eventualmente da salvaguardare dalle operazioni di "rigenerazione" ma non ci si è preoccupati di capire nemmeno come regolamentare i trasferimenti, nel caso, dei volumi nuovi da edificare e la compatibilità tra quelli demoliti e quelli nuovi da edificare. Ancora, se consentire che ruderi sparsi nel territorio comunale potessero diventare volumi da edificare in città ovvero che ruderi di città potessero diventare lottizzazioni in campagna. Niente di tutto ciò per cui l'unico strumento urbanistico oggi vigente è la legge regionale 25/2012. La pianificazione strategica territoriale - sottolinea Stasi - poi, è affidata, anch'essa, non a strumenti ma a leggi od ad investimenti ordinari o straordinari vedi PNRR, FSC, fondi comunitari regolari e straordinari e così via. Nessuna visione, nessun obiettivo non solo non condiviso ma nemmeno verificato con gli strumenti propri della pianificazione urbanistica, non avendone nemmeno uno straccio. Primo e prioritario impegno per la prossima amministrazione comunale porre fine, o perlomeno argine, al "Sacco" di Matera. Perché di quello si ha paura in questa città che consente la demolizione di una struttura alberghiera, efficiente e funzionante, per costruire ancora abitazioni in uno spazio già sovraccaricato oltremodo di residenzialità e cemento oppure di proporre la demolizione di un esempio di architettura moderna perché l'edificio non può accogliere una specifica funzione. Si dovranno salvaguardare poi, conclude Stasi, con l'adozione di un regolamento edilizio specifico che ne disciplini gli interventi possibili, i borghi ed i quartieri del trasferimento Sassi al fine di tutelarli, risanarli e valorizzarli. Borghi e Quartieri devono essere quindi, naturalmente, inseriti nel circuito di conoscenza dell'intera vicenda nota come "risanamento Sassi". Anch'essi devono diventare tappa obbligata per chi vuole conoscere, compiutamente, Matera e la sua storia urbanistica e sociale".
In foto
da sin. il Vicepresidente Paolo Emilio Stasi ed il Presidente Franco Di Pede
"...ai monologhi del giovedì" 8° appuntamento
Ai Monologhi del Giovedì
Quarta edizione
Giovedì 6 marzo
Ingresso 19.30 - Sipario 20.00
Sede Circolo La Scaletta
Scritto da Franca Rame
Interpretato da EMILIA FORTUNATO
E se all'origine della terra,
a comandare sul trono c'è stato un pidocchio
che provocò il Big Bang.
Nell'attimo in cui poggiò il suo deretano sul velluto che
mascherava il caos?
Sotto quel velluto c'eravamo noi.
Costo del biglietto 5 euro, acquistabile in loco prima dell'evento
Lo spettacolo sarà replicato l' 8 marzo alle 19.00 c/o il Castello del Malconsiglio di Miglionico (ingresso libero).
SANITA': I controlli, il nocciolo del problema
"Il Circolo culturale La Scaletta prende atto, con soddisfazione, dell' impegno da parte della Regione a sostenere finanziariamente lo sforzo per il rilancio dell'assistenza in Basilicata, sempre con l'ottica rivolta all'equilibrio economico-finanziario. Nel contempo si attende di veder messo in pratica, nell'arco temporale dell'attuale legislatura, quanto enunciato".
È il commento di Angelo Andriulli, primario emerito di Gastroenterologia dell'Ospedale di San Giovanni Rotondo, componente del direttivo del Circolo e autore di due report di analisi delle performances degli istituti ospedalieri regionali, al "Rendiconto sulle Attività e Politiche della Persona" che l'Assessore Cosimo Latronico ha illustrato nei giorni scorsi in Consiglio regionale.
"L'Assessore - aggiunge Andriulli - ed i tecnici estensori del documento, hanno affrontato ad ampio raggio quelle che sono le esigenze finanziarie e le carenze professionali necessarie a far sì che i lucani tornino a farsi curare in Regione. 'Abbiamo gli strumenti per agire' ha proclamato l'Assessore, elencando i vari problemi e le soluzioni tecnico- finanziarie che si stanno approntando. Ma, ancora una volta, nulla si è detto su quello che, a nostro avviso, rappresenta il fulcro della deficienza sanitaria in Basilicata: la mancanza dei controlli nella gestione delle risorse messe in campo. E', questo, un nodo che La Scaletta ha ripetutamente fatto presente negli scorsi anni, convinzione che scaturisce direttamente dall'esperienza personale degli estensori del Report, con 40 anni di attività ospedaliera alle spalle. La Dirigenza dell'Assessorato dimentica che si può affogare nell'oro, se non si è in grado di navigare. Fuor di metafora, si sottovaluta che, ad integrare le necessarie risorse finanziarie e professionali, occorra accostare un'attenta opera di vigilanza sull'operato dei professionisti e delle tecnologie loro affidate. In altre parole, se non si approntano adeguate misure di controllo delle risorse impegnate. L'una cosa (finanziamenti e forza lavoro) deve andare di pari passo con l'altra (controllo delle attività), se non si vuol finire in un pozzo di San Patrizio colmo di risorse finanziarie ma povero in risultati. Un esempio a chiarire il precedente assunto. Gioverebbe molto conoscere la spiegazione che i tecnici regionali, preposti al governo della sanità, offrono al dato che vede, tra i migliori 10 ospedali italiani, ben 6 strutture convenzionate/private: come mai le strutture privatistiche riescono ad assicurare performances migliori di quelle pubbliche? A dir il vero la necessità di gestione delle risorse è un problema che affligge la maggior parte gli istituti sanitari operanti nel territorio nazionale e non solo regionale.
E' di qualche conforto notare come tale preoccupazione sia ben avvertita a livello regionale, stando alle recenti dichiarazioni di Michele Napoli, capogruppo di Fratelli d'Italia in Consiglio Regionale. Nelle strutture privatistiche vige un pressante monitoraggio sulle attività erogate, proprio perché esse comportano una spesa nell'erogazione ed un ritorno economico da parte dell'ente che eroga la prestazione. Chiediamo se anche nelle strutture pubbliche sia in atto un simile monitoraggio e, nel caso questo lo sia, pensiamo che il cittadino, che in ultima analisi è il pagatore del SSN, venga messo a corrente dei dati di produzione.
Auspichiamo - conclude Andriulli - che nelle due Aziende Sanitarie Regionali si insedi un Comitato di gestione delle risorse, a diretta dipendenza dalla Direzione Sanitaria, al quale affidare il compito di oculata osservazione dei volumi delle performances erogate. Si è avuta di recente notizia dell'inadempienza dell'ASP nell'attivare il Sistema di Valutazione della Performance, obbligatorio per legge, ma mai realmente attuato. Per l'ASM, invece, si sono appena nominati sia il nuovo Direttore Sanitario che il Direttivo Amministrativo. Non vorremo attestare, a termine dell'attuale Legislatura Regionale, che le liste d'attesa siano sempre chilometriche, a dispetto dei provvedimenti finanziari messi a disposizione.
Sarebbe, infine, auspicabile un confronto costruttivo di vedute tra il legislatore che deve programmare interventi a livello regionale, allocando le relative risorse, e gli operatori sul campo che quotidianamente avvertono le difficoltà e i successi dell'attività svolta. Constatiamo, invece, che l'elaborazione di uno strumento di programmazione sanitaria per i prossimi anni è stato demandato alle competenze di un Istituto extra-regionale, seppur prestigioso, come l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. L'augurio è che l'elaborato in preparazione dall'Università romana sia discusso con gli operatori sanitari lucani, dal cui confronto potrebbe derivare la verifica della concreta adattabilità alle necessità regionale, e che al termine del percorso lo studio non faccia la fine di quelli eseguiti e regolarmente pagati in passato (Bocconi e Agenas) ma rimasti lettera morta".
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In foto
Il presidente de La Scaletta Franco Di Pede e il dr. Angelo Andriulli