"La Scaletta DI MATERA" di Michele Fumagallo
Cinquant'anni fa, dall'effervescenza di un gruppo di giovani, nacque un circolo culturale per impedire che la storia racchiusa tra i Sassi si perdesse definitivamente. Un lavoro che continua
Indubbiamente gli anni dell'immediato dopoguerra hanno costituito un momento fondamentale per la storia di Matera. E' da lì che parte tutto un excursus che porterà, nel bene e nel male, a un ridisegno nuovo della città. Una città del tutto particolare, con i quartieri antichi dei Sassi allora sovrappopolati (15 mila abitanti), con un ribollire di iniziative e speranze tipiche del dopoguerra, con la lungimiranza di minoranze intelligenti e combattive e con il pressappochismo e la superficialità, pur in un discorso di progresso, di maggioranze che non vedevano l'ora di liquidare un passato e una storia che, pur piena di miseria e di ingiustizie da avversare, era stata densa di senso e di civiltà. L'evacuazione degli abitanti dai Sassi, lo spegnimento totale dei quartieri popolari più vivi della città fu insieme una necessità e un errore. Necessità perché le esigenze abitative e di sviluppo portavano a un forte ridimensionamento della capacità abitativa e di vita dei Sassi. Errore perché il risanamento e la ristrutturazione dei Sassi esigevano sì un ridimensionamento drastico dei suoi abitanti ma non la cancellazione totale di ogni forma di vita abitativa.
Quando i Sassi cominciarono a spegnersi e le persone scambiarono la loro casa con quella costruita in quartieri fuori città (La Martella, e altri) questo passaggio, e quello che portava con sé, sembrò qualcosa di non pienamente risolto, ed ebbe anche da subito il sapore del progresso malato. Come, del resto, capitò in buona parte d'Italia nel rapporto tra il vecchio e il nuovo, sia pure in situazioni meno drastiche di quelle materane. Quando tutto prese la strada scelta dal governo De Gasperi dei primi anni 50, cambiò definitivamente la storia della città. Subentrò allora in alcuni il tentativo di riprendere in mano la storia dei Sassi e di darle un futuro di risanamento e di rinascita. Poi sarebbero venuti gli anni dell'emigrazione, gli anni dell'abbandono e della morte dei quartieri. In questo coacervo di contraddizioni e di culture che cercavano il contatto con la grande cultura nazionale, accanto a gruppi e minoranze di già consolidata tradizione, alcuni giovani diedero vita al circolo culturale «La Scaletta» nel lontano 7 aprile del 1959. Cioè cinquant'anni fa. Un compleanno che gli ormai attempati ex giovani, insieme ad altri giovani che nel frattempo si sono aggregati, celebreranno per alcuni mesi con appuntamenti di rilievo, mostre e convegni. Una storia che ha un segreto: lo straordinario incontro tra il patrimonio intellettuale di persone che negli anni del fascismo e della guerra non avevano avuto la possibilità di manifestarsi ed un gruppo di giovanissimi pieni di curiosità e di speranza per il nuovo scenario di vita che la ritrovata democrazia stava tracciando. Fu questo che costituì evidentemente il lievito che produsse un impegno culturale che ha lasciato il segno. Il lascito de «La Scaletta» non è solo di dibattiti o di organizzazione di mostre ed altro, ma è una storia di lavoro sulle strutture, di scoperte fondamentali (tante chiese rupestri, ad esempio), di messa a punto di luoghi ed edifici (il museo della scultura contemporanea Musma, aperto tre anni fa nel Palazzo Pomarici, è l'ultima creatura del circolo). Ma poi le mostre più significative che hanno attraversato le splendide chiese rupestri dei Sassi portano il marchio del circolo.
«Il fermento politico, le rivendicazioni sociali, le occupazioni delle terre - dice Michele De Ruggieri, tra i fondatori del circolo - , la forte richiesta di riscatto delle classi subalterne confinate in un luogo che conservava tutto intero il dolore, la povertà e la disperazione, richiamarono politici, studiosi, giornalisti, organizzazioni nazionali ed internazionali». E così di Matera, i cui Sassi erano stati portati alla ribalta dal memoriale di Carlo Levi, si occuparono politici del calibro di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi, e intellettuali di varia collocazione come Carlo Levi, Ernesto De Martino, Friedrich Friedmann, Rocco Mazzarone, Manlio Rossi Doria, Umberto Zanotti Bianco, Adriano Olivetti, Leonardo Sacco, più in là Pier Paolo Pasolini e tanti altri. «Questo scenario così ricco di fermenti e di stimoli - continua De Ruggieri - non poteva esaurirsi senza lasciare traccia: divenne infatti una specie di incubatrice dove prese forma la curiosità, poi l'impegno di un gruppo di giovani che alla fine degli anni cinquanta si posero una semplice quanto fondamentale domanda: chi siamo, siamo figli della miseria o siamo figli della storia? La risposta di quei giovani fu eloquente e molto pratica e portò alla decisione di costituire un gruppo per la ricerca e lo studio del patrimonio storico e culturale del territorio per poi redigere un progetto di valorizzazione». Sì, sicuramente gli anni del lungo dopoguerra sono quelli più ricchi di fermenti a Matera, quelli a cui bisogna ritornare sempre se si vuol capire la storia di oggi, se si vogliono correggere anche gli errori di quel ricco passato e di una contemporaneità piena di rischi, bloccata in una palude senza futuro. Nacque dunque in quel lontano aprile 1959 l'idea di costituire un circolo culturale che prese subito il nome di «La Scaletta» perché ubicato, nella sua prima sede, in un seminterrato dove si accedeva attraverso degli scalini. L'associazione di fatto era già sorta nel 1958 ma l'atto costitutivo e lo statuto furono formalizzati dalle assemblee del 7 e dell'11 aprile dell'anno dopo. Ma come mai un gruppo piuttosto numeroso e compatto di giovani affrontò un così impegnativo progetto? Essi avevano avuto una esperienza di filodrammatica e quindi un lavoro di gruppo quanto mai utile per la formazione dello spirito di ricerca e di rapporto con la comunità.
«Cambiando l'oggetto del progetto - riprende De Ruggieri - non cambiò né il gruppo né il metodo di lavoro. Si aggiunse, invece, un altro importante elemento: la consapevolezza di svolgere un ruolo a favore della propria terra. In questa prospettiva il gruppo cementò la propria compattezza e si nutrì di ulteriori stimoli». La prima occasione fu offerta dalla collaborazione ad Umberto Zanotti Bianco per l'organizzazione del 1° convegno di storiografia lucana. I componenti del gruppo erano tutti disoccupati, studenti universitari o studenti medi, con un solo impiegato di 28 anni, capo riconosciuto. Il segreto del successo del Circolo fu probabilmente quello di attirare l'attenzione di un certo numero di esperti e intellettuali che si lasciarono coinvolgere generosamente nel dibattito con i più giovani. Da ricordare le serate trascorse a discutere sui progetti per il possibile avvenire della città e dei suoi quartieri antichi. Il medico-sociologo Rocco Mazzarone, l'enciclopedico Eustachio Tortorelli, il politico Michele Guanti (diventerà senatore per il PCI), Nicola De Ruggieri persona di ampia cultura, l'architetto ed urbanista Vincenzo Baldoni, furono le persone (oggi si chiamerebbero tutor) più assidue. Sin dall'inizio il Circolo approfondì le tematiche ritenute più importanti per il territorio. Dopo aver esplorato le emergenze preistoriche con lo studio sul villaggio neolitico di Murgia Timone, fu compiuto un lungo studio sulle chiese rupestri del materano che si concluse con una pubblicazione del 1966 che ancora oggi costituisce punto di riferimento per gli studi sulla civiltà rupestre. Su questa scia si sono mosse le successive iniziative: dalla ricerca sulle masserie fortificate ai problemi della conservazione e del restauro ed alle varie forme di diffusione della conoscenza del patrimonio culturale della città e, in particolare, del recupero della memoria storica contenuta nei Sassi di Matera. Per dare poi un forte segnale alla città il Circolo acquistò nel 1972 un palazzo nel Sasso Barisano trasferendovi la sede e le attività. Nel 1978, in collaborazione con il Comune, il Circolo allestì, nella sua nuova sede, l'esposizione degli elaborati del Concorso Internazionale previsto dalla legge per il recupero e la valorizzazione dei Sassi. Un'altra sezione approfondì e verificò gli studi e i programmi di sviluppo socio-economico che venivano prodotti in Basilicata. Furono curate 16 monografie che costituirono una sorta di anteprima al Piano Regionale (1964-65). In base a queste esperienze il Circolo ha continuato ad interessarsi dei vari problemi come, la difesa e valorizzazione dell'ambiente. La costituzione del Parco Nazionale del Pollino e del Parco della Murgia Materana e la difesa del metapontino dove la Liquichimica voleva realizzare un devastante intervento, hanno visto i soci del Circolo partecipare alle (vittoriose) battaglie. Recentemente il Circolo ha aderito alle giornate di Scanzano contro il progetto del deposito delle scorie nucleari.
Altri soci hanno curato i rapporti con il mondo della cultura nazionale ed internazionale, con particolare riferimento alle arti visive. Oltre ad innumerevoli mostre di famosi artisti (Gentilini, Perilli, Ortega, Maccari, Calabria, Cantatore, Zancanaro, Del Pezzo, Guerricchio), nel 1978 fu realizzata nei Sassi e sul prospiciente altipiano murgico l'esposizione di undici grandi sculture di Pietro Consagra. Per l'occasione fu redatto un documento chiamato «La carta di Matera», per la salvaguardia dei centri storici. Oltre che da Consagra ed Andrea Cascella il documento fu sottoscritto da numerosi artisti e presentato a Venezia. La mostra di Consagra fece scoprire come la scultura contemporanea ben si inseriva in un antico ambiente rupestre. Nacque così l'idea di utilizzare i monasteri rupestri della Madonna delle Virtù e di San Nicola dei Greci (restaurati da La Scaletta nel 1967) quali luoghi di esposizione di opere di scultura di artisti contemporanei. Lo storico dell'arte Giuseppe Appella si impegnò al progetto e nel 1987 si dette inizio alle «Grandi mostre nei Sassi» che ogni anno in estate presentano importanti momenti dell'arte contemporanea nel mondo. «Di una cosa siamo sicuri - dice l'attuale presidente del circolo Nicola Rizzi - : il nostro lavoro può avere un futuro nel gruppo di giovani che si sono aggregati attorno a noi. Può avere un futuro se continuerà il rinnovamento della memoria storica dei fatti più importanti che hanno caratterizzato la storia della città. Può avere un futuro se persisterà nella difesa dell'ambiente più tipico del nostro territorio».
Nei 50 anni di vita il Circolo è diventato un punto certo di riferimento dell'impegno civile e culturale della città: tra le tante personalità che sono state ospitate si ricordano il poeta Alfonso Gatto, i giornalisti Andrea Barbato, Gaetano Tumiati, Vittore Fiore e Giovanni Russo, tra i politici Umberto Terracini, Emilio Colombo e Michele Cifarelli, gli studiosi del territorio Manlio Rossi Doria e Aldo Musacchio, il designer Mario Cresci, lo storico dell'arte Michele D'Elia, gli archeologi Eleonora Bracco, Dinu Adamesteanu ed Elena Lattanzi. L'ultimo abbraccio poetico è stato dato ai soci del circolo da Tonino Guerra. Naturalmente l'avventura de «La Scaletta», dentro una città passata da «vergogna nazionale» a «patrimonio dell'umanità» tutelato dall'Unesco, continua.
Mercoledì, 06 Maggio 2009 09:59