In occasione dei 100 anni dalla nascita di Pietro Consagra, che ricorrono oggi 6 ottobre, ricordiamo l’uomo e l’artista attraverso gli undici “Ferri di Matera” realizzati dallo scultore siciliano che nel 1978 furono esposti, per iniziativa dello storico dell’arte Giuseppe Appella e dei soci del Circolo La Scaletta, nei Sassi e nel prospiciente Altopiano Murgico. Undici giganti passe-partout che avevano lo scopo di denunciare lo stato di abbandono degli antichi rioni, meritevoli di tutela e riabilitazione, perché rappresentativi di valori storici, architettonici e urbanistici unici e universali. Un primo tentativo di rivitalizzare i Sassi, una scintilla propositiva che diede il via alla straordinaria avventura delle “Grandi Mostre nei Sassi”.
Nel maggio 1979, venne presentata a Venezia la “Carta di Matera”, voluta dal Fronte dell'Arte costituitosi a Matera il 20 ottobre 1978, a cui appartenevano gli artisti P. Consagra, A. Cascella, P. Dorazio, M. Rotella, G. Santomaso e G. Turcato.
L’artista siciliano e gli altri, offrivano in quegli anni e con quella carta un “fronte” di artisti disponibile a essere parte integrante di commissioni per i piani regolatori, urbanisti umanitari contro i professionisti del cemento.
Gli unici, dicevano, a poter far convivere e regalare al futuro la grazia del passato e i nuovi materiali.
Una dichiarazione di guerra alle barbarie imperanti, e le barbarie erano rappresentate dai centri storici italiani sventrati prima dalla ricostruzione postbellica e quindi dal boom economico.
Pietro Consagra (Mazara del Vallo 1920 - Milano 2005) è stato scultore e scrittore, uno dei più prestigiosi esponenti dell'astrattismo italiano.
Nel 1947 è tra i firmatari del manifesto del gruppo astrattista "Gruppo Forma 1" insieme con Piero Dorazio, Ugo Attardi, Carla Accardi, Antonio Sanfilippo, Achille Perilli, Mino Guerrini, e Turcato.
Nelle sue opere in bronzo, ottone, ferro, legno, Consagra predilige lo svolgimento nelle due dimensioni, realizzando sculture quasi bidimensionali e conferendo all'oggetto scolpito, solcato da graffiti, tagli ed elementi in rilievo, un significato drammatico.
A fine anni Sessanta, con le Sottilissime porta lo spessore dell’opera a una bidimensionalità estrema (l’artista aspirava alla frontalità dell’opera così da poter arrivare a ciò che appare come una contraddizione: la bidimensionalità della scultura), la superficie si aggira intorno ai due decimi di millimetro.
S’interessa all’urbanistica e alla dimensione monumentale dell’arte. Propone quindi Edifici frontali, forme abitabili senza angoli retti, curvilinee, quasi trasparenti.
Con le sculture abitabili tende ad annullare lo spessore sino a giungere alle lamine sottili della grande Città frontale, una proposta urbanistica polemicamente utopica cui ha dedicato anche l’omonimo pamphlet (1969).
Superfici levigate, ricamate quasi nel marmo, legni bruciati rappresentano l’alleggerimento della materia, la frontalità dell'opera è l'approdo risolutivo verso cui giunge l'artista dopo un continuo lavoro di riflessione e di confronto con le altre esperienze artistiche impegnate sul medesimo tema della ricerca di senso, frontalità che nella sua caratterizzazione di nuova e unica interpretazione del reale veniva da Consagra estesa al dato architettonico e segnatamente urbanistico.
E’ così, che la sua riflessione sul rapporto oggetto-spazio conduce alla teorizzazione del Grande Oggetto, presente nel saggio sulla Città Frontale, nato in polemica con l’architettura contemporanea che, con il suo spasmodico inseguire le ragioni di funzionalità ed economicità, aveva estromesso dagli edifici e dalla pianificazione urbanistica la poesia, e una concezione dello spazio aperto al dialogo e all’incontro con l’altro.
Un punto d’arrivo della sua ricerca sono proprio i “Ferri bifrontali ” installati nella città di Matera per «rinnovare il paesaggio urbano».
Oggi il pensiero dell’artista siciliano è più attuale che mai poiché invita a riflettere sul rapporto tra storia e modernità.
Le sue opere e il suo sguardo sensibile sulla realtà sono uno stimolo a rinnovare e mantenere vivo in tutti, soprattutto in chi ha responsabilità amministrativa, l'atteggiamento di vigile attenzione al mantenimento della bellezza e al suo sviluppo.
Secondo Consagra, tra urbanistica ed estetica un punto d'incontro esisteva. Ma, decretava nella Carta di Matera, è «una magia possibile solo agli artisti»