"Troveremo sempre risposte parziali che ci lasceranno insoddisfatti
e allora continueremo a cercare"
Editoriale
È dalla distanza che separa il seme dal sole che si comprende come tutto sia possibile.
Le nane brune
La luce è il ponte che il tempo tende per conoscere la sua distanza, l’ampiezza delle masse, dei voli, per raccogliere la sua linea nello spazio, imparando che quella luce come una marea costante nei suoi mutamenti, altera il volo che la guida.
Quando un fuoco si spegne, un’ombra del suo bagliore rimane ancora sulla superficie degli oggetti.
Le nane brune sono strani corpi celesti: non sono stelle ma non sono nemmeno pianeti. Gli astrofisici a volte le chiamano “stelle mancate” perché non hanno una massa sufficiente per innescare la fusione nucleare dell’idrogeno nei loro nuclei e brillare come stelle.
Forse la formazione delle nane brune non è altro che una versione ridotta della nascita di stelle simili al Sole.
Delle false leggende …
La rupe di Leucade
Non per amor tuo Faone, ma per la perdita di lei
La figura di Saffo (originaria dell’isola di Lesbo, e vissuta nella seconda metà del VII secolo a.C.) fu variamente deformata da innumerevoli leggende: la più nota, ripresa anche da Ovidio (immortalata nel celebre verso: Non ut ames, oro, verum ut amare sinas; trad.: "Non ti chiedo di amarmi, ma di lasciarti amare"), racconta che la poetessa, per amore del barcaiolo Faone, si sarebbe gettata dalla rupe di Leucade, negli abissi del mare Egeo.
Una leggenda basata sulla credenza popolare che, solo lanciandosi da una rupe bianca, gli amanti potessero dimenticare il loro dolore e i colpevoli espiare i loro peccati…
Saffo di Mitilene. La decima musa, la miglior poeta della storia greca, l’amore e la bellezza impressi sul marchio della sua parola.
Saffo, diventata un libro di leggende, nessuna scritta da lei. Il suo nome tramandato nei secoli, la sua opera che un tempo riempiva nove volumi, no.
Saffo e la sua amante Sofia.
Non per amor tuo Faone, ma per la perdita di lei.
… e delle vere storie
Al-Khwarizmi
Abū Jaʿfar Muḥammad ibn Mūsā al-Khwārizmī, nato a Corasmia l’attuale Baghdad nel 780 d.c. e vissuto fino all'anno 850 circa, fu uno dei piú importanti intellettuali oltre che matematico, astronomo e geografo, del mondo arabo.
Dalle storpiature medievali latine di Al-Khwarizmi (il suo appellativo) in Algorismi, deriva il termine matematico “algoritmo”.
L’opera di Al-Khwarizmi introdusse nel Vicino e Medio Oriente, e successivamente in Europa, il sistema di numerazione indo-arabico e il numero zero. Fu dal suo (Libro) di al-Khwarizmi sui numeri indiani che l’Europa intera imparò ad usare il sistema di notazione decimale posizionale.
Il libro, tradotto in latino come Algorismi de numero Indorum rimase al centro degli studi matematici europei fino al sedicesimo secolo, e indusse a designare con la stessa parola algoritmo, qualunque schema o procedimento sistematico di calcolo.
Lo spazio è l’invenzione del regno senza sogni
Plutarco disse di uno dei suoi eroi che «precipitò nell’indifferenza dell’avvenire». Tutti precipitiamo nell’indifferenza dell’avvenire; ciò che abbiamo fatto e ciò che non abbiamo fatto in pochi istanti diviene equivalente.
Quel che davvero ci resta d’immortale è l’utopia, conservare l’indimenticabile volto dell’istante, senza cessare di essere eterni. Potere ancora immaginare che l’allodola sia l'invenzione di un albero o del cielo.
Ma di contro occorre pure ragionare sulla pochezza del nostro linguaggio contemporaneo, sui suoi grigi compromessi, e mirare alla rottura delle forme e delle formule consolidate, e come atto di affermazione, ad un nuovo umanesimo concettuale.
Superare quegli ostacoli che paiono inamovibili nel realizzare in pieno la potenza del linguaggio, nel tracciare tramite il linguaggio umano con un nuovo alfabeto ardente, ciò che si intende per puro stile della verità.
Così il lavoro sulla parola deve accompagnarsi a uno sguardo che dalla poesia e dalla letteratura dilaga verso l’intera scena umana, intima, storica e contemporanea, per giungere infine alla percezione che, la responsabilità che gli uomini hanno di raccontare la storia del loro essere e del mondo, è ancora del tutto insoddisfatta.
Nella nostra galassia vi sono oltre 200 miliardi di stelle, palpiti dello spazio, antidoto alle tenebre più buie.
Al termine della loro vita, alcune di esse esplodono sotto forma di supernovae,diventando seppur per poche settimane, estremamente brillanti. Confederazioni di fuoco così brillanti, da rivaleggiare in luminosità con le galassie che le ospitano. Ma quella luce, non giunge a noi che dopo migliaia di anni …
Il futuro è una costruzione che si realizza nel presente, e per questo la responsabilità verso il presente è l’unica seria responsabilità che abbiamo verso il nostro futuro.
Ciò che si limita a vivere, può solo morire.
Edoardo Delle Donne
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