Ministro Calderoli in Basilicata, Stasi (Circolo La Scaletta di Matera) evidenzia i rischi per il Sud dell’Autonomia differenziata. Di seguito la nota integrale.
Sui disastri per il Mezzogiorno, ma anche per intera Italia e la sua unità, che può produrre l’approvazione della legge sull’autonomia differenziata, il Circolo La Scaletta si è ripetutamente espresso sin dal 2019. In quell’anno si organizzarono più incontri pubblici con noti politologi ed esperti in materia per far comprendere cosa produrrebbe l’approvazione della legge. Dopo le altalenanti accelerazioni e frenate sembra che si sia arrivati a redde rationem. I segnali sono tanti. Non solo la condivisione della legge da parte di tutta la maggioranza governativa ma anche il varo della legge che istituisce la Zes unica per il Mezzogiorno che tanto richiama il mito del cavallo di Troia. Una trovata di qualche novello Ulisse per espugnare la resistenza di qualche meridionalista ostinato, promettendo agevolazioni e prebende che nella realtà dei fatti non ci sono e non ci saranno, almeno per quelle realtà che avrebbero bisogno più di altre di attrarre investimenti per avviare lo sviluppo e creare lavoro.
Non si capisce bene per quale motivo, se la Zes comprende tutto il Sud, qualcuno dovrebbe scegliere di insediare la sua azienda a Potenza o a Matera invece che a Pescara o a Bari o a Napoli in cui esistono almeno le infrastrutture di base (ferrovie, porti e autostrade) per poter insediare in maniera profittevole un’impresa.
Venerdì 17 novembre sarà nella nostra Regione il ministro Calderoli che da sempre si è battuto con tenacia e con tanta capacità politica e legislativa perché si approvasse la “sua” legge.
E per comprendere la grande sagacia del provvedimento basterebbe che ognuno leggesse con attenzione, come ha suggerito in un convegno di pochi giorni fa il Presidente dello Svimez Adriano Giannola, gli articoli 4 ed 8 del DDL 615 Calderoli.
Qualcuno artatamente afferma che la legge non possa essere approvata senza la definizione dei LEP (livelli essenziali delle prestazioni). Poiché occorrono risorse finanziarie enormi, si tranquillizzano gli animi degli “scalmanati meridionalisti” affermando che la legge non potrà approvarsi. Purtroppo non è assolutamente vero, e qui emerge la grande capacità del legislatore. Se si leggono, come si diceva, attentamente gli articoli 4 ed 8 si potrà comprendere che la legge potrà ugualmente essere approvata anche senza la definizione dei LEP. In pratica non potrà attuarsi il trasferimento delle deleghe relative ma di fatto si conserva e si sancisce, in maniera definitiva, la spesa storica per quelle materie perché siano mantenute le prestazioni attuali, regione per regione.
Per intendersi qualcuno ha stimato che da anni il Meridione è penalizzato di 60 miliardi di euro annui di trasferimenti finanziari dallo Stato perché i servizi erogati nel resto di Italia sono più numerosi ed onerosi. Ciò è assolutamente anticostituzionale ma con l’approvazione dell’autonomia differenziata di fatto questo enorme ed inaccettabile divario viene definitivamente legittimato. Ancora, con l’approvazione della legge ogni Regione potrà autonomamente decidere di quale altre materie assumere la delega. Si va verso una teoria di staterelli di antica memoria, come qualcuno afferma ovvero un altro pericolo si staglia all’orizzonte, e questo si può realmente minacciare l’unità. E’ consentito alle Regioni di consorziarsi nella gestione delle materie delegate. Ciò le porterebbe a diventare interlocutrici autonome nei rapporti internazionali. A questo punto non si riescono a comprendere le contraddittorie azioni del governo che sembra voglia, per un verso, esercitare il centralismo (vedi la gestione delle risorse idriche della nostra Regione) e dall’altro condividere una disarticolazione dell’unità della nostra Italia delegando al governo delle Regioni anche materie strategiche.
Occorre una grande attenzione su quello che si sta consumando e che riguarda interamente il nostro paese. Ma è mai possibile che si invochi una maggiore integrazione ed unità dei paesi europei e nel nostro si vada a grandi passi, a voler essere ottimisti, verso un Nord, un Centro e un Sud Italia?
La teoria di Giovan Battista Vico è sempre, drammaticamente, attuale.