"Le cose più importanti nella vita delle persone sono i loro sogni e le loro speranze,
ciò che hanno realizzato e pure quello che hanno perduto"
Memorie
La nascita del Circolo e l'incontro con Lucio del Pezzo
Il gruppo di amici, che da qualche giorno aveva concluso le repliche del lavoro teatrale di Nicola Manzari Il Miracolo, si era dato appuntamento nel seminterrato di via Lucana 9 per esaminare nuove proposte.
Ammonticchiate lungo le mura dell'ambiente piuttosto spoglio giacevano le scene che Franceschino e Carlo avevano pazientemente dipinte e che quella sera erano usate come panche. C'era una strana aria: un misto di soddisfazione per lo spettacolo realizzato, ma anche un turbamento per la constatazione che si stava perdendo l'interesse a dedicarsi alla realizzazione di recite teatrali.
Fu allora che il gruppo avvertì che nella città di Matera la storia contemporanea stava prepotentemente prendendo tutta intera l'attenzione politica e sociale della comunità. Era quindi importante allargare gli orizzonti culturali perché alimentassero quelle ricerche e quelle iniziative che creano i programmi di sviluppo.
In questa linea Raffaello parlò dei suoi incontri con Umberto Zanotti Bianco, Lucio ricordò le utili esperienze del “Premio Matera” e molti proposero nomi da unire al gruppo e idee da alimentare.
Quella sera nacque l'idea di riunirsi in associazione che poi si chiamerà “La Scaletta”. Nei giorni successivi il grande capo Michele insieme a Maria Antonietta,Daniele, Teresa,Nino, Margherita , Michelino, Raffaello,Giorgio ed altri curarono il testo di uno statuto che indicava chiaramente le mete da raggiungere.
Tra i temi da approfondire Franco subito indicò di curare un rapporto vivo con l'arte contemporanea organizzando mostre e, soprattutto, incontri con artisti.
Così avvenne che due giovani napoletani , in sella ad una Guzzi 125, vennero a Matera per presentare le ultime ricerche d'arte di uno di loro: Lucio Del Pezzo. Lucio era magro e le lunghe braccia con le mani affusolate lo rendevano ancora più esile. Lo sguardo, più trasognato che attento, creava la sensazione di una figura irreale che viveva in un mondo sempre più provvisorio e quasi magico. I suoi occhi i brillavano solo quando si imbatteva in Margherita. Ma il suo amico Puccio era più bello e anche lui fece la corte alla prima attrice del gruppo ed ebbe miglior successo. Ed una sera, mentre il gruppo festeggiava negli ambienti del vecchio opificio di Cappelluti, Lucio affogò le sue angosce amorose in una bottiglia di Vecchia Romagna.
Fu un’impresa prestargli soccorso: lungo come un interminabile spaghetto fu difficile infilarlo nel sedile posteriore della 1100 di Michele che con Puccio lo accompagnò alla sua abitazione del momento, che era al borgo La Martella.
Lucio per un certo tempo fu ospitato da Michele nella sua ampia soffitta dove, tra l'altro, realizzò il grande dipinto delle storie di Sant'Antonio per la chiesa di Stigliano. Poi si trasferì nei Sassi e abitò in via Buozzi, 118. In alcuni suoi dipinti e disegni è riprodotta l'indicazione di questa via, segno che quella permanenza gli era rimasta nel cuore. Infine il ceramista Nello Mira D'Ercole lo convinse ad avere una esperienza di lavoro nel suo capannone che aveva montato nel borgo La Martella per produrre, insieme ai fratelli Andrea e Pietro Cascella, le ceramiche per la chiesa di Quaroni.
Lucio e Puccio dormivano in una piccola abitazione a piano terra con una grande finestra che dava sulla strada. Una sera Lucio, dicendo che non aveva sonno, uscì di casa e andò nel capannone per lavorare. Appena fu tra le pareti di metallo dell'ambiente richiuse la porta di ferro e cominciò ad avvolgere tutte le pareti con una grande carta da scena. Questa grande carta bianca coprì tutto, anche la porta d'ingresso. A questo punto Lucio cominciò a dipingere una grande figura femminile lungo la parete più lunga, ma con un impulso mefistofelico, dipinse come volto l'immagine di un mostro: nella sua fantasia suonava come una vendetta … Ma mentre la figura della donna-mostro era terminata si alzò un vento impetuoso che fece risuonare le ferraglie del capannone creando nel fragile carattere di Lucio un grande momento di panico. Egli cercò di fuggire ma non ritrovava la porta. Solo dopo vari tentativi strappando una buona fetta della carta riuscì a conquistare l'uscita e si diresse di corsa verso la casetta. Era d'estate e i cani randagi circolavano nel borgo ed uno di questi vedendo correre un lungo personaggio lo inseguì abbaiando. Lucio ebbe la sensazione di non essere in grado di bussare alla porta ,ma per fortuna il caldo della valle aveva costretto Puccio ad aprire la finestra e Lucio con un ultimo balzo salvifico entrò dalla finestra e conquistò il letto. La sua battaglia contro la donna-mostro ed il cane di La Martella era vinta!
Ma le storie di Lucio a Matera sono state numerose, come numerose e forti le amicizie che ha contratto nella sua permanenza nella città dei Sassi. Quanto grande, per esempio, è stata l'amicizia con l'architetto Vincenzo che già dai primi momenti di vita del Circolo partecipava attivamente all'impegno culturale.
E un ricordo particolare merita, infine, la visita alla mostra di Lucio del suo amico Pinotto Fava. Essi si erano conosciuti durante le attività culturali che si svolgevano a Caserta Vecchia e l'occasione della mostra di Del Pezzo fu lo stimolo per Pinotto di tornare a Matera dove era nato da madre materana e da padre casertano e dove aveva vissuto solo fino a due anni, quando la famiglia si era trasferita nella città paterna. Questa vita così movimentata colpì la fantasia e la simpatia di molti e in particolare di Michele che da quel momento strinse un’amicizia profonda con Pinotto. Michele, che aveva sposato la romana Ezia, spesso si recava a nella Capitale e non mancava mai di fare una visita in via Del Babuino, 10 dove Pinotto lavorava per la RAI. Fu lì che Pinotto dette a Michele una preziosa e riservata informazione che ben gestita nei mesi successivi portò alla costituzione a Matera del Conservatorio di musica.
Ma questa è un'altra storia bella e interessante che racconteremo un'altra volta. Per il momento seguiamo il napoletano Lucio che da Matera partì verso Spoleto dove fu "rapito" da un grande gallerista milanese e si trasferì a Milano. Da allora la vita di Lucio e la sua affermazione artistica fu piena di successi mentre quella privata fu movimentata al pari di quella dei grandi artisti. Soggiornò per qualche anno a Parigi per ritornare a Milano dove finì la sua esistenza.
Sarebbe molto bello , appena la pandemia sarà vinta, recarci tutti insieme a Stigliano in una sorta di pellegrinaggio di amicizia e di affetto.
Michele De Ruggieri
(Socio fondatore del Circolo La Scaletta)
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