"Immaginazione e connessione
hanno reso l’uomo un essere speciale"

 

Money influence

Strumento o fine: il ruolo del denaro nell’evoluzione umana

  

La capacità dell’uomo di disegnare, con la propria  fantasia, un futuro diverso dalla realtà che lo circonda,  lo ha reso un essere unico nel regno animale. Il poter immaginare ciò che non esiste è stata la chiave di volta  della strepitosa evoluzione del genere umano  e del suo dominio  sulle altre specie animali.
Ma proiettarsi in un futuro che ancora non esiste, se non nella nostra mente, significa attraversare  stati d’animo come la paura, l’angoscia, l’euforia, l’entusiasmo, in cui maturano le nostre scelte. E’ in questo spazio temporale, tra ciò che si vive oggi e ciò che si desidera avere domani,  che prendono forma  le nostre pulsioni emotive  e si sviluppa la nostra civiltà.

 

È immaginando, che creo un’opera d’arte.
È immaginando, che do vita ad un’impresa innovativa.
È immaginando, che supero i miei limiti fisici per  battere l’ennesimo record del mondo sui 100 metri.

 

La capacità di creare “cose” che ancora non esistono, rende l’uomo l’unico essere in grado di proiettarsi in un futuro molto diverso dalla realtà in cui vive, trasformando a suo piacimento l’ambiente circostante per adattarlo alle sue esigenze.
A dire il vero, l'immaginazione da sola non basta; l’altro elemento distintivo è la capacità di creare connessioni con altri umani al di fuori delle naturali relazioni funzionali alla sopravvivenza della specie (riproduzione) e alla protezione della prole (costituzione di piccole tribù o famiglie).
L’uomo, infatti nei millenni non si è limitato a realizzare solo un’organizzazione sociale (tribù) capace di garantirgli  la nascita dei figli e la loro protezione ma è andato oltre. Ha generato  di continuo  nuovi rapporti con altri esseri al di fuori della sua ristretta cerchia di relazioni, ampliando costantemente le proprie esperienze interpersonali e di conseguenza la propria organizzazione sociale.
Un alveare, ad esempio, è una società ben organizzata, le cui regole però sono immutate da secoli; lo stesso può valere per il comportamento di un branco di felini che è cambiato pochissimo nell’ultimo millennio.
Questi animali, pur avendo costruito una complessa struttura sociale,  non hanno mai sentito il bisogno di trasformarla in qualcosa di più evoluto, ma hanno limitato il loro agire alla sola riproduzione della specie e protezione della prole.
Per l’uomo non è stato così,  la sua organizzazione sociale si è evoluta grazie alla capacità di immaginare una realtà differente  da quella vissuta e per questo ha avvertito l’esigenza  di sviluppare nuove connessioni.
Grazie a questo continuo fluire tra immaginazione  e ricerca di nuove relazioni che nei secoli abbiamo assistito alla più imponente evoluzione sociale: quella umana.
Come si può immaginare, questa trasformazione non è avvenuta secondo una progressione lineare ma abbiamo assistito a lunghi periodi di stasi  e ad altri periodi di profonda mutazione, a volte dettate da scoperte, invenzioni ed eventi straordinari (scoperta del fuoco, invenzione della ruota, della scrittura, dell'alfabeto moderno, rivoluzione industriale, umanesimo, illuminismo …).
Ma fermiamoci un attimo.

 

Fin qui abbiamo visto che se l’uomo è riuscito a dominare il mondo, la natura e le altre  specie animali è stato principalmente grazie ai due elementi; immaginazione e connessione. Abbiamo anche compreso che questo dominio è stato caratterizzato da particolari periodi di “mutazione” della nostra società, quasi degli scatti improvvisi che di tanto in tanto sovvertono l’ordine delle cose, si sale di un gradino, si muta, la società cambia pelle.
Volendo semplificare, potremmo suddividere l’intero processo evolutivo dell’uomo in quattro ere fondamentali:

L’era della caccia 
L’era della terra
L’era del capitale
L’era dell’informazione

Nella  prima, l’era della caccia, l’uomo viveva sostanzialmente come tutti gli altri animali, era preda e predatore, girava i campi da nomade raccogliendo  i frutti  che l’ambiente gli offriva. Si organizzava in piccoli “branchi-tribù” per difendersi meglio da attacchi di predatori affamati.

 

La prima importante mutazione si ebbe con la rivoluzione agricola, l’agricoltura permise all’uomo non solo di organizzare la propria vita in unico luogo, ma anche di pianificare la produzione del cibo di cui aveva bisogno. La prima grande certezza l’uomo la ottenne dal raccolto.  Se imparava a coltivare le piante e ad allevare gli animali poteva garantirsi cibo a sufficienza per sfamare la sua famiglia.
Inizia l’era della programmazione, si pianifica oggi per ottenere domani, fu un cambio radicale nella struttura mentale dell’uomo.
Mentre nell’era della caccia si usciva al mattino senza alcuna certezza di trovare cibo per sfamare se stesso e i propri congiunti, nell’era della terra la pianificazione del lavoro iniziò ad offrire una maggiore sicurezza di sopravvivenza.
La rivoluzione agricola, dunque, rese la terra coltivabile il bene più prezioso per gli uomini,  per millenni l'evoluzione umana gravitò intorno alla gestione del fondo agricolo: chi possedeva la terra poteva considerarsi ricco.
Con l’organizzazione della società agricola, pian piano,  nacque la specializzazione produttiva e  l’esigenza di scambiarsi prodotti tra tribù o popoli differenti, per questo divenne fondamentale  “immaginare” uno strumento in grado di facilitare gli scambi e le relazioni commerciali. Uno strumento che non esisteva in natura e che potesse aiutare l’uomo in questa sua continua ricerca di relazione sociale: nacque il denaro.
Anche il  denaro, dunque,  è il frutto di questa capacità immaginifica, esso rappresenta un tassello fondamentale della nostra evoluzione, il denaro fu  un’invenzione straordinaria che cambiò il destino dell’uomo e della sua emancipazione dato  che da subito poté assumere tre funzioni fondamentali per lo sviluppo delle civiltà: mezzo di scambio, unità di conto e riserva di valore.
Senza lo “strumento” denaro non si sarebbe mai potuto accumulare valore (risparmio) da trasferire nel tempo,  non si sarebbero mai potute intraprendere grandi imprese, dalla costruzione di una diga, alla nascita di imperi.
Senza denaro  non si sarebbero sviluppati scambi commerciali su vasta scala. Senza denaro Cristoforo Colombo il 3 agosto 1492 non sarebbe mai partito da Palos de la Frontera alla ricerca di nuove rotte per raggiungere le Indie. 

 

L’introduzione del denaro diede una svolta straordinaria all’evoluzione dell’uomo soprattutto quando l’era della terra fu spazzata via nel 1700 dalla seconda grande mutazione sociale ed economica, la rivoluzione industriale che introdusse lera del capitale. La terra non era più  il  tassello  principale della nostra società, oramai a dominare la scena nella produzione di beni e servizi era l’industria, con le sue regole e le sue innovazioni.
Pian piano si superarono molti limiti produttivi, la ricchezza non era più  generata  dalla sola agricoltura ma dalla gestione efficiente dei capitali e dalla combinazione di macchine e lavoro umano al fine di produrre beni e servizi da vendere.
Chi aveva capitali da investire controllava la produzione e con essa la ricchezza generata. Nell’era del capitale per la prima volta si assistette alla nascita di una nuova classe di ricchi  non più in ragione del possesso di beni (terra ed immobili), ma in relazione alla capacità di investire e far “fruttare” i capitali: nasce la finanza.
I nuovi e rampanti ricchi erano coloro che sapevano gestire e maneggiare il capitale, non era necessario  possedere enormi latifondi o palazzi sontuosi, insomma la terra non era  più un fattore discriminante nell’ascesa al potere e alla ricchezza.
L’era del capitale giunta fino al XXI secolo  ha trasformato radicalmente la nostra società, ma anch'essa  sta per essere spazzata via dalla profonda mutazione che la nostra generazione sta attraversando. 

 

La recente rivoluzione digitale ha dato l’abbrivio all’ultima era: quella dell’informazione.
Differenti modalità relazionali, nuovi equilibri di potere e una rinnovata organizzazione sociale stanno minando certezze acquisite in secoli di storia. Tutto sta crollando sotto i colpi della nuova era, l’era dell’informazione, della connessione in tempo reale  che fa della conoscenza l’asset più importante dei popoli moderni.
Il nuovo oro del XXI secolo è “il dato”, i nostri dati, informazioni sulle nostre abitudini e comportamenti. Informazioni che spesso siamo noi a consegnare  gratuitamente nelle mani di enormi multinazionali capaci di elaborarli per venderli  attraverso  l’utilizzo dei cosiddetti “Big Data”.
Senza accorgercene stiamo assistendo ad una graduale degenerazione delle nostre relazioni, le connessioni tra noi umani così importanti per la nostra evoluzione stanno regredendo fino a perdere la reale consistenza emotiva: non agiamo più in ragione delle nostre profonde pulsioni emotive ma siamo condotti dal bombardamento digitale ad adottare comportamenti “preconfezionati”.
In tutto questo anche il nostro rapporto con il denaro ha subito una  netta degenerazione, figlio di una errata  interpretazione del ruolo che lo stesso dovrebbe avere nella nostra vita. 

 

Il denaro come fine e non più come strumento
Nell’era dell’informazione sempre più persone fanno del denaro il loro fine ultimo, perdendo di vista il reale  ruolo che  esso dovrebbe rivestire: semplice strumento per raggiungere i nostri obiettivi, soddisfare le nostre voglie, appagare i nostri bisogni.
In un mondo in cui accumulare moneta diventa il nostro principale desiderio, non si adottano più scelte consapevoli, orientate alla nostra piena realizzazione, ma assumeremo   comportamenti il cui unico fine sarà possedere denaro.  Questo cambio di paradigma in cui il denaro non è più un mezzo ma il fine ultimo di tutte le nostre scelte è uno degli elementi distorsivi della società del terzo millennio.
Ecco, è in questa complessa fase di “mutazione sociale” che dobbiamo imparare a pianificare al meglio le nostre risorse, il nostro patrimonio, i nostri soldi. Evitando di cadere nella trappola del denaro come unico bene da desiderare ma riappropriandoci del principio che l’accumulo, l’investimento e la gestione delle nostre finanze siano il naturale strumento per realizzare i nostri obiettivi di vita. 

 

In questa rubrica proveremo ad illustrare l’influenza che il denaro esercita sulle nostre scelte di vita  e quali potrebbero essere i comportamenti da adottare per ricondurlo al ruolo di semplice strumento per realizzare i nostri desideri. Insomma, impedire che il  denaro diventi il fine ultimo di tutte le nostre azioni. 

 

Cristofaro Capuano 

(Financial coach)

 

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