"Le parole non sono la fine del pensiero, ma l'inizio di esso"
Il piccolo glossario
Esistono parole che condensano in sé una miriade di significati e che sanno rivelarci come dei piccoli simboli preziosi, la via più breve alla comprensione, anche di ciò che in apparenza, può sembrare inesprimibile. Questo è un piccolo glossario di quelle parole.
Estetica
Fugace ed eterna come un fiume è l’estetica
Dal greco aisthesis (sensazione), l’estetica indica sia la riflessione filosofica sull'esperienza del sentire, sia la riflessione filosofica sulle opere d'arte e sul fare artistico.
Nel corso del Settecento, l'ambito dell'estetica dall’iniziale "scienza della conoscenza sensitiva", si orienta verso la "filosofia dell'arte", intendendo per arte l'insieme di arti belle.
I.Kant, rielaborando la nozione di A.G.Baumgarten (fondatore dell'estetica come disciplina filosofica specifica) , presenta l'estetica da un lato, come teoria delle condizioni a priori della conoscenza sensibile nella Critica della ragion pura[1], e dall'altro come teoria del sentimento, del gusto, della bellezza, del genio nella Critica del giudizio.
Sarà il movimento romantico (e quindi l'idealismo) a intendere l'estetica come filosofia dell'arte, che però all'inizio dell'Ottocento non si configura ancora come disciplina autonoma dal punto di vista metodologico e tematico, data l'identificazione romantica di arte, bellezza e verità. Solo nel Novecento l'estetica conquisterà la sua autonomia.
Tra le dottrine estetiche di derivazione hegeliana, quelle di B. Croce e di G. Gentile, considerano l'estetica come filosofia dell'arte ma la riducono a momento di un più ampio sistema, mentre quelle della scuola di Francoforte (T.W. Adorno, H. Marcuse e in parte W. Benjamin, che uniscono all'influenza di Hegel l'ispirazione marxista) tendono a conservare l'autonomia della dimensione estetica soltanto a livello di ideale regolativo o di riscatto utopico dall'alienazione borghese.
Il tentativo di evidenziare la distinzione e il rapporto tra l'estetica intesa come scienza del sentire e l'estetica come filosofia dell'arte verrà portato avanti dalla corrente fenomenologica che si sviluppa con gli allievi di E. Husserl (T. Conrad, M. Geiger, R.W. Ingarden), con le ricerche di M. Merleau-Ponty e M. Dufrenne in Francia, e con gli allievi di A. Banfi in Italia (E. Paci, L. Anceschi, D. Formaggio).
Comune a questi autori è l'attenzione alla corporeità e alle sue valenze conoscitive e comunicative, che costituisce la connessione tra le due intenzioni dell'estetica, concepita soprattutto come analisi del gesto corporeo che nell'opera d'arte comunica un senso del mondo. M. Heidegger, interpreterà invece l'arte, come "la messa in opera della verità", perché è in essa che si manifesta il senso del rapporto dell'uomo con il mondo.
La filosofia contemporanea, con la crisi della nozione classica di verità, tende oggi a cogliere nell'interpretazione delle opere d'arte un luogo privilegiato per la riflessione sul senso del mondo e dell'esistenza umana, spesso in alternativa alle certezze fornite dalla scienza.
[1] Critica della ragion pura (Kritik der reinen Vernunft) - Treccani, in www.treccani.it/enciclopedia/critica-della-ragion-pura.
Ascolta il testo con la voce di Cosimo Frascella
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