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"Ogni cosa porta per sempre in sé l’impronta di ciò che è stato prima"

 

La città futura

ESTETICA

 

La riflessione sul concetto di bello, che sia artistico o naturale, sull’esperienza del bello e sul valore artistico di un’opera è, per la natura stessa del nostro Liceo Artistico, lo strumento di interpretazione della realtà che i nostri studenti vanno creandosi nel corso degli anni di studio.
Le discipline da cui hanno attinto le loro conoscenze sono la Letteratura italiana, la Storia dell’Arte, le Discipline Pittoriche, la Filosofia, la Matematica. Fra tutti i testi elaborati, ne abbiamo scelto uno dai tratti espositivi e argomentativi, una sorta di manifesto, che non può che rivelarsi nella realizzazione dell’opera d’arte.

IL BELLO E IL SUBLIME: OCCHIO, MENTE E ANIMA

Definire il bello non è sicuramente un compito facile, poiché a nessuno è mai stato insegnato come arrivare ad una risposta certa... Probabilmente sarebbe più semplice pensare che una risposta, effettivamente, non c’è. In contrapposizione ai numerosi secoli della storia trascorsi a cercare di dare un significato al bello, io introdurrei il concetto ponendomi la domanda opposta.
Perché non è possibile, o almeno ci appare così difficile, definire il bello? La nostra percezione di bellezza cambia a seconda di come veniamo abituati ad interpretare qualcosa; anzi, a detta del filosofo seicentesco Baruch Spinoza, la perfezione e il bello non esistono, non sono altro che una personale interpretazione della realtà, quindi sono il frutto dell’immaginazione. La bellezza dipende solo da chi e da come essa viene, per l’appunto,interpretata.

Un primo tentativo di definire il bello consiste nell’associarlo a tutto ciò che trasmette qualcosa, che coinvolge in qualche modo l’uomo e suscita emozioni. Come si uniscono l’arte e il bello?
L’arte si può definire come il sismografo della storia dell’uomo e in contemporanea al suo cambiare, essa ci appare sempre diversa, per esempio muta in base ai soggetti, ai temi, all’uso del colore; per questo viene suddivisa nelle varie correnti artistiche, unite però tutte da un fattore comune: la necessità.
L’arte infatti nasce da una profonda necessità;e a questo proposito, spesso, arte, necessità e bello finiscono per coincidere, perché l’uomo ha sempre sentito il bisogno, l’esigenza primaria, di comunicare mediante la riproduzione della bellezza (in modo più specifico, del suo concetto di bellezza). Ma si può definire “artista” solo colui che è capace di comunicare. L’arte nasce quindi dalla necessità dell’artista di comunicare un messaggio e suscitare una sensazione mediante la creazione di un’opera capace di toccare l’animo dell’uomo, attirandone l’attenzione.
Qual è la differenza fra bello ed estetica? Il bello non è solo estetica, non può essere solo estetica. È anche ciò che è astratto, è ciò che porta alla riflessione, e non corrisponde alla percezione della semplice forma. Ciò che rende qualcosa bello è l’equilibrio fra l’appagamento dell’occhio, della mente (intelletto) e dell’anima.
E quando i tre elementi “si mettono d’accordo”, questo accade solo nell’ambito della soggettività dell’individuo.
Per comunicare qualcosa, l’artista deve indurre alla curiosità e attirare l’attenzione immediata di qualcuno. L’estetica dell’opera risponde a questa esigenza e soddisferà l’occhio (l’equilibrio, i colori, la disposizione dei soggetti e il contesto a cui sono abbinati).
Dopodiché l’artista deve coinvolgere la mente: deve essere in grado di sapere come comunicare un concetto, un significato, spesso non immediatamente comprensibile. Occhio e mente coinvolgono infine l’anima, cioè il lato sensibile della persona, condizionato dal carattere e sviluppato dall’esperienza.
Se la bellezza è un concetto astratto, la materia è di conseguenza solo una manifestazione temporanea del bello: per esempio, è l’affetto che un bambino prova nei confronti di sua nonna che rende la donna così speciale, nonostante le rughe e la vecchiaia.
E anche quando la nonna non sarà più in vita, il suo ricordo sarà sempre condizionato dall’esperienza positiva che il bambino ha avuto con lei. Una volta che il soggetto, rappresentante del bello, cessa di esistere, sono il ricordo e le sensazioni mai svanite che fanno sì che la bellezza duri nel tempo. Questo esempio ci conferma l’intangibilità e la trascendenza della bellezza.
Il bello si manifesta anche nel processo che l’artista compie durante la realizzazione dell’opera:non è solo il giudizio del pubblico, ma è il processo di creazione che rende speciale e ineguagliabile l’opera. Tale processo rappresenta l’essenza dell’opera stessa.
La bellezza di un’opera d’arte, a mio avviso, non sta solo nel significato dell’opera, ma anche nel modo in cui l’artista decide di rappresentarlo: è importante capire le ragioni che hanno spinto l’artista a rappresentare quel concetto in quel modo.
Spesso la rappresentazione che l’artista sceglie di adottare racconta molto di lui: tramite essa l’artista regala parte della sua intimità, della sua storia e della sua anima complessa.
Tutto ciò non è facilmente comprensibile da un occhio superficiale e vanesio, perché ciò che appare racconta un mondo nascosto, fatto
di amori, delusioni, cambiamenti e il più delle volte di repressioni.
Questo è il concetto che bisogna comprendere quando si analizza un’opera d’arte, soprattutto se contemporanea: istintivamente ci verrebbe da affermare che anche noi potremmo fare quello che ci viene mostrato, ma sono il messaggio, la forma e il processo di creazione che rendono l’opera originale.
Altrettanto interessante è, a parer mio, l’interpretazione dell’opera da parte del pubblico. La sua interpretazione non dipenderà più solo dall’esperienza dell’artista, ma anche dall’esperienza di colui che fruisce dell’opera.
Ecco perché il bello è soggettivo: le emozioni variano, come varia di conseguenza la sensibilità di ognuno di noi nei confronti di qualcosa, a seconda del carattere, del vissuto, delle opinioni, delle influenze subite. Questo dimostra che il bello può essere anche brutto e viceversa; esso è ciò che affascina e che colpisce, sia in positivo che in negativo.
A questo proposito, si può veramente parlare di bellezza?
Come già detto, l’uomo individua il bello in base al proprio metro di giudizio, limitato dalla sua esperienza. Parlare di bellezza assoluta significa cercare di concretizzarla e razionalizzarla; definirla comporterebbe automaticamente limitare la sua grandezza e la sua infinità, (sulla falsa riga sia della teologia negativa di Agostino e Plotino, sia dell’apeiron di Anassimandro).
Perché una cosa è bella?
Quando avviene il passaggio dal bello al sublime?
Per anni, artisti di ogni genere hanno trovato la loro massima ispirazione nella natura, poiché perfetta e dotata di un suo equilibrio, di una sua proporzione (basti pensare alla successione di Fibonacci e al numero aureo).
Ed è proprio grazie alla natura e a ciò che in essa è incomprensibile che la bellezza sfocia in altro: il bello diventa sublime. Con questo termine intendo il massimo coinvolgimento che l’uomo può mai provare, talmente grande ed immenso da amplificare le sue sensazioni e confondere i suoi sensi, il raggiungimento di uno stupore tale da fargli sperimentare quasi l’infinito, provocandogli smarrimento. Il sublime evoca tutte le percezioni sensoriali.
Si potrebbe dire, quindi, che il sublime ha le stesse caratteristiche del bello, ma la differenza è nel ruolo che la meraviglia assume, poiché questa viene portata al suo massimo.
È talmente grande che sfocia quasi nella paura: in quell’attimo l’uomo si rende conto, con stupore per averlo compreso e sperimentato, di essere veramente piccolo rispetto a ciò che lo circonda.
Quella paura scaturita nell’uomo, provocata dai fenomeni naturali, può essere ricondotta al sentimento che l’uomo prova di fronte a Dio. Dio è sempre stato un essere irraggiungibile, indefinibile, ma il timore di fronte a questa immensità fa spazio alla curiosità, all’ammirazione e quindi alla constatazione della propria inferiorità. L’uomo ha paura. Perché l’uomo, infatti, ha paura di ciò che non conosce. Ma ne viene irresistibilmente attratto.         

 

 

Sofia Loperfido

                   (classe IV B Arti Figurative -
Liceo Artistico I.I.S. “Duni-Levi”, Matera)

 

 

 
 
Mariano4

Colonna Alessio 4B Arti Figurative
Tecnica: Carbothello su Pastelmat

 

 

Claudia Taratufolo

Cucaro Matteo 5B Arti Figurative
Tecnica: Carbothello su Pastelmat

 

bis Paradiso

De Stasi Salvatore 5B Arti Figurative
Tecnica: Carbothello su Pastelmat

 

Castellano3

Disabato Vittoria 4B Arti Figurative
Tecnica: Carbothello su Pastelmat

 

Colonna3

Loperfido Sofia 4B Arti Figurative
Tecnica: Carbothello su Pastelmat

 

Giovinazzo3

Paradiso Teresa 4B Arti Figurative Tecnica: Carbothello su Pastelmat

 

 

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