freccia arancio

 

"Troveremo sempre risposte parziali che ci lasceranno insoddisfatti
e allora continueremo a cercare
"

 

Editoriale

 

Una volta superato l’orizzonte degli eventi, la materia non può più sfuggire all’attrazione gravitazionale.

Gilgamesh[1] o Ulisse, Oriente dove il tempo è una miniera di polveri e sogno, o Occidente dove è soltanto l’enigma di un vecchio ponte arrugginito. Nelle fiabe non ci sono strade. Si cammina davanti a sé, ma solo all'apparenza la linea sembra retta. Alla fine invece essa si rivelerà un labirinto, un cerchio perfetto, o una spirale, una stella, o addirittura un punto immobile dal quale l’anima non è mai partita, mentre il corpo e la mente faticano nel loro viaggio apparente.

                                        (i∂̸ – m) ψ = 0

Nel 1928 il fisico inglese Paul Dirac[2] (non era ancora che uno studente di 25 anni al St. John's college di Cambridge) formulò l’equazione del quantum entanglement, ossia del groviglio quantistico.
Nella sua equazione era compreso quel concetto secondo il quale “se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due sistemi distinti, ma diventano un unico sistema”.
Dirac riteneva inoltre che i teoremi fondamentali della fisica avessero una bellezza matematica (idea assai lontana dal concetto soggettivo di bellezza). Qualcosa che è matematicamente bello, rimarrà tale ovunque e per tutti i tempi.

Qualunque sia l'aggettivo che la identifica, l’estetica non può fare a meno della bellezza.

Il capolavoro dell’arte moderna non sta nella produzione di un’opera perfetta, organica e compiuta, bensì nella realizzazione di un nuovo modo di vivere e percepire la funzione estetica, rispetto alla quale la realizzazione di ciò che viene prodotto rappresenta un momento secondario e trascurabile.
Tale modo di vivere la funzione estetica è l’astrazione, astrazione dalle cose mondane. Il fine è quello della ricerca di una vera umanità, negando l’umanità per affermarla, diventando egoista fino in fondo ma negando l’egoismo, il tutto per realizzare l’individuo assoluto: l’autodissolversi dell’arte, in un superiore stato di libertà.
Abitiamo il tramonto, e l’arte è la sola rivale della tragedia umana.

Fondata da Tolomeo I Sotere sovrano d'Egitto intorno al terzo secolo a.C., la Biblioteca di Alessandria fu la più grande e ricca biblioteca del mondo antico ed uno dei principali poli culturali ellenistici. Conservava dai 490.000 ai 700.000 mila rotoli (o pergamene) che risplendevano da altezze vertiginose, molti dei quali di rara e assoluta preziosità.
Nella sua opera filosofica più famosa in forma di dialogo, dal titolo “La Repubblica”, Platone sosteneva che esistesse in qualche altro luogo un mondo di forme ideali, mentre il nostro  non era che una copia scadente e sbavata delle forme perfette.
Oggi noi sappiamo che in natura esistono delle simmetrie fondamentali. Carica, Parità e Tempo sono per esempio, perfettamente speculari: se si inverte la carica di una particella, se si rovesciano le coordinate spaziali, o se si fa scorrere il tempo all’indietro, le interazioni che si ottengono sono identiche a quelle di partenza, ma di segno opposto.
In pratica immagini identiche, ma speculari, di due mondi gemelli.

Le ferite peggiori che infligge la guerra non sono quelle ricevute sui corpi, ma quelle che rimangono nelle menti.           

Rendere eterno il dolore

Per punire in maniera esemplare il genere umano, colpevole di aver rubato il fuoco sacro, Zeus ordinò ad Efesto di plasmare una bellissima ragazza, Pandora. Ermes, che  aveva dotato la giovane donna di astuzia e curiosità, venne poi incaricato dal Signore degli Dei, di condurre Pandora a Epimeteo fratello di Prometeo, colui che aveva rubato il fuoco.
Questi, nonostante l’avvertimento del fratello di non accettare doni da Zeus, sposò Pandora e ricevette anche un vaso, con la premessa di doverlo solo custodire e mai aprire.
Ma spinta dalla curiosità, Pandora disobbedì a Epimeteo e scoperchiò il vaso eseguendo inconsapevolmente l’astuto piano di Zeus e consentendo ai mali in esso contenuti, di spargersi per il mondo e di provocare sciagure a tutto il genere umano.
Malattie e dolori, perdite, decadenza e solitudine, invidia, avidità, e la guerra, la più terribile e rovinosa tra le tragedie.

 

 

Edoardo Delle Donne

 

[1] Gilgamesh nell'Enciclopedia Treccani, in www.treccani.it/enciclopedia/gilgamesh/.

[2] Dirac in "Enciclopedia della Matematica"-Treccani, in www.treccani.it/enciclopedia/dirac/.

 

 

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