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 "Immaginazione e connessione
hanno reso l’uomo un essere speciale"

 

Money influence

Praticare nuovi sentieri per comprendere l'importanza del viaggio

  

La  storia del genere umano  inizia nel momento in cui l’uomo si è dimostrato capace di accumulare e trasferire conoscenza.
Una volta che abbiamo compreso come  trasferire le conoscenze acquisite, abbiamo anche trasformato il sapere del singolo individuo  in una cultura di gruppo e le organizzazioni tribali in piccole comunità civiche.
Questo piccolo passaggio evolutivo ha reso la conoscenza condivisa e trasferibile un’arma straordinaria per dominare l’intero pianeta e permettere all’uomo di arrivare sin nello spazio. L’apprendimento, però,  non è univoco, non c’è un solo modo di conoscere le cose del  mondo.
Molteplici strade possono condurci a un sapere profondo.Tra esse possiamo individuare due principali strumenti conoscitivi che hanno forgiato l’uomo nel suo lungo cammino.
La conoscenza logico razionale, quel tipo di conoscenza che oggi chiamiamo scienza e che in filosofia è definita conoscenza delle cose chiare  e distinte. In essa c’è la  ragione, i fenomeni  spiegati con numeri e dati a supporto,  il metodo scientifico, con prove inequivocabili che danno la certezza del dato o l'esclusione di ogni significativo dubbio. Insomma la conoscenza scientifica è quella  accettata e compresa da tutti come strumento di apprendimento diffuso.
Alla logica, però, l’uomo ha sempre affiancato  un altro strumento per interpretare le cose del mondo ed è quello legato alla “conoscenza sensibile”  un tipo di conoscenza che scaturisce dal rapporto corpo-mondo.
Il corpo immerso nel mondo genera sensazioni che orientano i nostri comportamenti e producono esperienze per poi diventare conoscenze acquisite. La conoscenza sensibile  nasce da ciò che noi sentiamo o percepiamo rispetto a un oggetto o a un evento  che viviamo.
L’intuizione, il sentimento, l’immaginazione  e molte altre facoltà, sono tutte forme di una conoscenza analoga, come apprendimento, alla ragione ma a essa contrapposta e che nel 1700 Baumgarten definì per la prima volta  estetica.

“L’estetica è scienza della conoscenza sensibile" quella conoscenza che prova a rappresentare quei fenomeni che non sono spiegabili con la logica e la ragione, ma con l’istinto, il gusto, l’emozione etc…  intercettando la nostra esperienza corporea nel mondo.
Possiamo comprendere molto dalla visione di un dipinto, dalla lettura della poesia, di un romanzo o dalla contemplazione di un tramonto e ciò che ci guida in questa comprensione è la reazione che il nostro corpo ha dinanzi a tali esperienze.
Fino al secolo scorso l’estetica era veicolata da due importanti vettori: l’arte e la natura. Il rapporto del nostro corpo con la natura o la nostra sensibilità dinanzi all’arte hanno sempre stimolato importanti percorsi di conoscenza.  Possiamo comprendere quale sia stato  l’importante potere formativo dell’estetica, sin dalle origini della nostra cultura,  se solo pensiamo che gli antichi greci trasferivano valori e concetti quali l’amore, la passione, il coraggio etc.  … attraverso i “Miti”.
Ma negli ultimi decenni la conoscenza per esperienze sensibili sta assumendo una nuova forma, dovuta principalmente all’avanzare di quella che da molti è definita l’era della tecnica intesa come organizzazione sociale in cui l’uomo non è più artefice del suo ambiente ma vittima di un contesto organizzato in cui si illude di compiere scelte in autonomia ma in realtà è etero-diretto dall’organizzazione a cui appartiene e in cui interpreta un ruolo ben delineato da precise mansioni.
In questa nuova dimensione sociale il marketing, come strumento di comunicazione e promozione dei beni di consumo,  si è impossessato dell'esperienza estetica e con essa di una falsa rappresentazione della realtà indotta dal percepire emotivamente un mondo che non esiste, se non nella finzione generata ad arte attraverso dispositivi sempre più digitali veloci e immediati. Il nostro corpo, infatti, interagisce sempre più assistito da protesi che filtrano esperienze “finte”, percepite come se fossero realtà. Iniziamo a percepire un  mondo non reale che inconsapevolmente assorbiamo e facciamo diventare parte della nostra vita della nostra conoscenza sensibile.

Fenomeni come il consumo compulsivo, la gratificazione istantanea,  stanno trasformando l’esperienza estetica (conoscenza sensibile  del nostro corpo immerso nel mondo), in un’arma micidiale attraverso la quale il “push-marketing” condiziona le nostre scelte e indirizza i nostri gusti.
Anche il lavoro ha cambiato completamente significato nell’era della tecnica, da esperienza di vita   per una piena realizzazione di sé a “strumento di sistema" per produrre denaro, acquistare beni e godere di esperienze stimolate dall’esterno. Esperienze prodotte altrove, che l’ambiente ci spinge a ricalcare continuamente  scivolando in un  “copia e incolla” di vite tutte uguali dove non c’è più spazio per l’immaginazione, la scoperta o la ricerca del proprio gusto. Conseguenza di questa mutazione estetica è anche la perdita di controllo delle nostre finanze. Il consumo bulimico non lascia spazio al risparmio ma a  un  indebitamento feroce che compromette il nostro futuro da ogni forma di pianificazione e crescita autonoma e creativa del nostro essere.
La ricerca di una piena libertà finanziaria, dunque, dovrebbe essere interpretata non come come possibilità di comprare più beni o servizi ma piuttosto come opportunità di scelta, per uscire dal gregge praticando  nuove esperienze estetiche, completamente differenti da quelle dettate dalla comunicazione invasiva di natura digitale e non.
Per raggiungere tale scopo diventa importante l’adozione di  nuove  abitudini che ci proteggono dal condizionamento esterno, quello che in molti chiamano “educata incoscienza”, una sorta di educazione non cosciente maturata attraverso un esercizio ripetuto di ciò che è necessario fare per evitare il “copia e incolla” del “marketing a spinta”.
Sostituire qualsiasi forma di consumo con il viaggio, inteso come percorso di crescita, confronto, scontro, esperienza di fallimento e di una successiva realizzazione. Ecco allora che l’acquisto di beni e servizi sarà una conseguenza e non una determinante della nostra esperienza, la finanza e il denaro diverranno strumenti e non protagonisti della nostra vita, del nostro viaggio.

 «L'esperienza è quel viaggio dal quale si torna esperti,

una sorta di percorso non prevedibile e rischioso

sia nelle sue fasi che nei suoi esiti,

compiendo il quale io riacquisto il rapporto con la verità»

(Martin Heidegger)

 

Cristofaro Capuano 

(Financial coach)

 

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