La Scaletta

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Martedì, 06 Ottobre 2020 08:55

Per i 100 anni dello scultore Pietro Consagra

In occasione dei 100 anni dalla nascita di Pietro Consagra, che ricorrono oggi 6 ottobre, ricordiamo l’uomo e l’artista attraverso gli undici “Ferri di Matera” realizzati dallo scultore siciliano che nel 1978 furono esposti, per iniziativa dello storico dell’arte Giuseppe Appella e dei soci del Circolo La Scaletta, nei Sassi e nel prospiciente Altopiano Murgico. Undici giganti passe-partout che avevano lo scopo di denunciare lo stato di abbandono degli antichi rioni, meritevoli di tutela e riabilitazione, perché rappresentativi di valori storici, architettonici e urbanistici unici e universali. Un primo tentativo di rivitalizzare i Sassi, una scintilla propositiva che diede il via alla straordinaria avventura delle “Grandi Mostre nei Sassi”.

Nel maggio 1979, venne presentata a Venezia la “Carta di Matera”, voluta dal Fronte dell'Arte costituitosi a Matera il 20 ottobre 1978, a cui appartenevano gli artisti P. Consagra, A. Cascella, P. Dorazio, M. Rotella, G. Santomaso e G. Turcato.
L’artista siciliano e gli altri, offrivano in quegli anni e con quella carta un “fronte” di artisti disponibile a essere parte integrante di commissioni per i piani regolatori, urbanisti umanitari contro i professionisti del cemento.
Gli unici, dicevano, a poter far convivere e regalare al futuro la grazia del passato e i nuovi materiali.
Una dichiarazione di guerra alle barbarie imperanti, e le barbarie erano rappresentate dai centri storici italiani sventrati prima dalla ricostruzione postbellica e quindi dal boom economico.

Pietro Consagra (Mazara del Vallo 1920 - Milano 2005) è stato scultore e scrittore, uno dei più prestigiosi esponenti dell'astrattismo italiano.
Nel 1947 è tra i firmatari del manifesto del gruppo astrattista "Gruppo Forma 1" insieme con Piero Dorazio, Ugo Attardi, Carla Accardi, Antonio Sanfilippo, Achille Perilli, Mino Guerrini, e Turcato.
Nelle sue opere in bronzo, ottone, ferro, legno, Consagra predilige lo svolgimento nelle due dimensioni, realizzando sculture quasi bidimensionali e conferendo all'oggetto scolpito, solcato da graffiti, tagli ed elementi in rilievo, un significato drammatico.
A fine anni Sessanta, con le Sottilissime porta lo spessore dell’opera a una bidimensionalità estrema (l’artista aspirava alla frontalità dell’opera così da poter arrivare a ciò che appare come una contraddizione: la bidimensionalità della scultura), la superficie si aggira intorno ai due decimi di millimetro.
S’interessa all’urbanistica e alla dimensione monumentale dell’arte. Propone quindi Edifici frontali, forme abitabili senza angoli retti, curvilinee, quasi trasparenti. 
Con le sculture abitabili tende ad annullare lo spessore sino a giungere alle lamine sottili della grande Città frontale, una proposta urbanistica polemicamente utopica cui ha dedicato anche l’omonimo pamphlet (1969).
Superfici levigate, ricamate quasi nel marmo, legni bruciati rappresentano l’alleggerimento della materia, la frontalità dell'opera è l'approdo risolutivo verso cui giunge l'artista dopo un continuo lavoro di riflessione e di confronto con le altre esperienze artistiche impegnate sul medesimo tema della ricerca di senso, frontalità che nella sua caratterizzazione di nuova e unica interpretazione del reale veniva da Consagra estesa al dato architettonico e segnatamente urbanistico.
E’ così, che la sua riflessione sul rapporto oggetto-spazio conduce alla teorizzazione del Grande Oggetto, presente nel saggio sulla Città Frontale, nato in polemica con l’architettura contemporanea che, con il suo spasmodico inseguire le ragioni di funzionalità ed economicità, aveva estromesso dagli edifici e dalla pianificazione urbanistica la poesia, e una concezione dello spazio aperto al dialogo e all’incontro con l’altro.
Un punto d’arrivo della sua ricerca sono proprio  i  “Ferri bifrontali ” installati nella città di Matera per «rinnovare il paesaggio urbano».
Oggi il pensiero dell’artista siciliano è più attuale che mai poiché invita a riflettere sul rapporto tra storia e modernità.
Le sue opere e il suo sguardo sensibile sulla realtà sono uno stimolo a rinnovare e mantenere vivo in tutti, soprattutto in chi ha responsabilità amministrativa, l'atteggiamento di vigile attenzione al mantenimento della bellezza e al suo sviluppo.
Secondo Consagra, tra urbanistica ed estetica un punto d'incontro esisteva. Ma, decretava nella Carta di Matera, è «una magia possibile solo agli artisti»

Il 1° ottobre 2020 è stato un giorno speciale per il Circolo La Scaletta perché il socio fondatore, Michele De Ruggieri, ha compiuto novant’ anni. Da sempre ispiratore, anima e gambe del più longevo sodalizio culturale materano, ha attraversato quasi un secolo, con passione, impegno civile e sensibilità che gli hanno permesso di raggiungere importanti obiettivi per lo sviluppo di Matera e del territorio lucano, fino ad arrivare al titolo di Capitale europea della cultura 2019.

De Ruggieri, a causa dell’emergenza Coronavirus, ha tagliato l’importante traguardo con la moglie, Maria Lucrezia, i figli e una delegazione di soci rimandando i festeggiamenti con familiari, amici e la grande famiglia della Scaletta a tempi migliori. Nonostante la necessaria distanza non è mancato l’affetto e il calore delle tante persone che gli vogliono bene, anche attraverso video messaggi di auguri. Il presidente, Paolo Emilio Stasi, gli ha consegnato una targa d’argento ed una testimonianza per iscritto in cui richiama “l’impegno, l’amore e la gentile umanità” che lo hanno sempre animato, donando al Circolo un lungo cammino che dura da oltre sessant’anni. Un nocchiere in gran tempesta lo ha definito Stasi nel discorso che ha accompagnato il riconoscimento, sottolineando la sua figura saggia e autorevole, che ha attraversato presidenti e consigli direttivi, assolutamente indispensabile in una libera associazione per assicurare continuità e tenuta.

“Oggi il Circolo La Scaletta- ha sottolineato il presidente- è ancora una storica, viva e stupenda realtà nella città di Matera grazie all’impegno dei soci fondatori, tra i quali ha ricordato Giorgio Corazza, Franco Palumbo e Raffaello De Ruggieri e, in particolare, al lavoro discreto, costante e tenace di Michele, depositario non solo della storia e delle vicende cittadine, ma anche archivio storico dell’associazione. A lui -ha proseguito Stasi- va il merito di aver impostato, sin dalla nascita del Circolo, un modello di organizzazione per il suo funzionamento, che ancora oggi si persegue: individuazione dei temi di lavoro, massimo coinvolgimento e conoscenza approfondita dei problemi. Una disciplina indispensabile per raggiungere risultati e soprattutto credibilità.”

Dopo aver ricevuto la targa Michele De Ruggieri ha ringraziato il presidente e i soci, ricordando con emozione tutti gli anni trascorsi insieme e il prezioso contributo delle tante persone che hanno fatto parte della Scaletta. Con commozione un pensiero è stato rivolto a sua sorella Teresa, alla sua attività e dedizione all’associazione, a cui sarà dedicato un libro, per trasmettere un testimone ai giovani. “Nei 400 metri della mia vita- ha concluso De Ruggieri- il mio percorso l’ho fatto, ora mi auguro di non sbagliare a lasciare il testimone, altrimenti sarei squalificato.”

In una nota indirizzata al presidente della Regione, Vito Bardi e al Rettore,  Ignazio Marcello Mancini, il presidente del Circolo La Scaletta, Paolo E. Stasi, ha espresso dissenso e chiesto chiarimenti sull'istituzione del corso di laurea in Medicina in Basilicata.

Di seguito la nota

Gent.mi,

in seguito alla firma del protocollo d’intesa tra Regione Basilicata, Unibas, Ministero dell’Università e della Ricerca e Ministero della Salute per l’istituzione del corso di Laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università della Basilicata, il Circolo intende offrire alcune riflessioni.

L’istituzione dell’Università di Basilicata, avvenuta nell’ormai lontano 1982 ed invocata per anni anche da questo Circolo, fu una grande conquista per l’intero territorio regionale anche se la spinta finale, e forse risolutiva, la diede l’ indimenticabile tragedia del terremoto del 23 novembre 1980. Non è un caso se, come dichiarò il primo Rettore Cosimo Damiano Fonseca "….. noi celebriamo il nostro annuale dies academicus il 23 novembre di ogni anno, perché l'Università sia per le genti lucane segno di rinascita e di risurrezione, di glorioso ritorno alla vita, di consapevole speranza verso un avvenire migliore”. E quest’anno si celebrano i 40 anni!

L’Università si avviò, come si ricordava nel 1982, con quattro facoltà (Agraria, Ingegneria, Scienze, Lettere). Si può tranquillamente dire che la scelta di quelle facoltà era congrua per una neonata Università. Le prime due si ritiene siano state dettate dalle suscettività e dalle caratteristiche territoriali. Agraria in considerazione, soprattutto, della grande realtà agricola e produttiva dell’area Metapontina. La facoltà di Ingegneria idraulica, che fu innovata successivamente con le specialità difesa del suolo e pianificazione territoriale, perché, forse, pertinente con la “terra inquieta”, dal punto di vista geologico; come qualcuno ha definito la Basilicata.

Le altre due facoltà, Scienze e Lettere, sono da considerarsi discipline “basiche” per una nascente Università perché quelle che, potenzialmente, dovrebbero accogliere più iscrizioni e consentire l’avvio delle attività didattiche.

Negli anni a seguire sono stati istituiti molti corsi di Laurea ma, nonostante ciò, le iscrizioni non sono in grado, ancora oggi, di rendere autosufficiente la gestione della Università e solo grazie al sostegno finanziario della Regione Basilicata (attualmente 10 milioni annui) è possibile il funzionamento della stessa.

Da aggiungere poi che lascia perplessi la scelta su alcuni corsi di laurea istituiti. Soprattutto quelli che licenziano figure professionali che avranno grandi difficoltà ad accedere nel mondo del lavoro in quanto il mercato nazionale, ed ancor più quello della nostra regione, è saturo da tempo di dette professionalità. Si ha notizia che, per alcuni corsi di Laurea, non si è riusciti, quasi mai, a raggiungere il numero massimo di iscrizioni consentito. Quest’anno poi, sempre da notizie acquisite, sembra che ci sia stata una generale contrazione delle iscrizioni, che ha interessato quasi tutti i corsi. Contrazione, occorre dire, registrata in moltissime altre realtà universitarie nazionali. Il covid19, purtroppo, ha creato sconquassi in ogni campo.

Non si sono condivise anche altre scelte come, ad esempio, lo spostamento della facoltà (oggi dipartimento) di Agraria a Potenza. Una facoltà (dipartimento) che avrebbe dovuto trovare, sin dall’avvio, logica ubicazione nell’area Metapontina a stretto contatto con le realtà produttive e con il centro ricerche dell’Agrobios, quest’ultimo forse avrebbe avuto un miglior futuro.

Nonostante queste evidenti mancanze di strategia e di valutazione e nonostante le conclamate e dichiarate difficoltà economiche, che non consentono nemmeno un più adeguato funzionamento dei corsi di Laurea esistenti, si persevera nell’istituzione di nuovi corsi di laurea. Appunto, Medicina! Un corso di Laurea in Medicina in una regione dove il sistema sanitario - a detta di tutti: classe politica, personale sanitario ed utenza - è allo sfascio. Con una migrazione sanitaria che costa alla Basilicata 38 milioni annui. Dato, poi, che non può essere assolutamente trascurato è che un corso di Medicina e Chirurgia ha costi di gestione annui, a parità di studenti frequentanti, maggiori 2,5 in più rispetto ad un corso di laurea scientifico-tecnologico e ben 8 volte in più di un corso di laurea umanistico-sociale. È vero che oggi per la istituzione del corso non mancano i finanziamenti governativi e regionali ma poi si andrà a regime, come per gli altri corsi. Cosa succederà visto che allo stato attuale, come si è detto, sono assolutamente insufficienti le risorse finanziare per il normale funzionamento di tutti i dipartimenti?

Si vorrebbe veramente capire quali sono i criteri che ispirano queste scelte.

Si ritiene che dette scelte debbano nascere da una attenta indagine impostata su dati scientifici: suscettività del territorio, domanda di mercato, bacino di utenza, presenze universitarie prossime etc. E se corso di Laurea nuovo si sceglie di avviare, soprattutto nelle piccole realtà come la nostra regione, si deve tendere a renderlo una “eccellenza” perché sia concorrenziale, se non vincente, rispetto agli altri conclamati corsi di Laurea nazionali. Ci si chiede, con il quadro sanitario regionale attuale, con gravi e grandi carenze professionali e di attrezzature, che riscontro può avere un corso di Laurea in Medicina? I medici italiani, nonostante in questo particolare momento storico non abbiano alcun problema occupazionale in Italia, scelgono, ancora, di andare a lavorare in altri paesi europei. Lo fanno per più ragioni ma non ultima quella della migliore organizzazione, della migliore dotazione tecnologica e della migliore professionalità nelle strutture ospedaliere. Ci si chiede come possano formarsi al meglio gli studenti che frequenteranno la nostra Università con l’attuale situazione ospedaliera della Regione Basilicata, a meno che non si avvii da subito, ed è quello che si auspica, una vera e propria rivoluzione che porti al potenziamento ed alla riqualificazione, professionale e di attrezzature, delle strutture ospedaliere dei due capoluoghi: Potenza e Matera, trasformandoli in policlinici universitari e realizzando alcune specialità “eccellenti”.           

Si ritiene che una più approfondita riflessione vada assolutamente fatta. E chiediamo proprio a voi, organi decisori, di valutare quanto sommariamente qui rappresentato anche per una più generale valutazione del sistema Universitario di Basilicata tutto in termini di didattica, logistica, risorse finanziare e quant’altro.

I nuovi scenari, che la tragedia Covid-19 sta configurando, lo impongono.

Matera, 28 settembre 2020

                                                                          Il presidente

                                                                     Paolo Emilio Stasi

 

È dedicata al genio eclettico di Leonardo Sinisgalli[1908-1981] l’esposizione che sarà inaugurata venerdì 18 settembre alle 18 al Circolo La Scaletta di Matera, in via sette dolori 10.  La mostra dal titolo “L’altro Sinisgalli, tra industria e pubblicità” svela il talento per la comunicazione pubblicitaria del poeta ingegnere di Montemurro. Un talento in grado di reclamizzare in maniera poetica i prodotti dell’industria e comunicare i cambiamenti della società, che lo condusse a svolgere con successo il ruolo di art director e responsabile della comunicazione per importanti gruppi industriali, cui seppe fornire ricchi ed innovativi spunti creativi, in un lungo sodalizio durato fino agli anni Settanta.

Adriano Olivetti lo volle nella sua squadra come responsabile dell’Ufficio Tecnico Pubblicità, un esordio che gli permise di esprimere al meglio il suo estro creativo, in grado di coniugare cultura umanistica e scientifica, anticipando i tempi. Emblematica è la réclame con la rosa in un calamaio accanto alla "moderna" macchina da scrivere "Studio 42", firmata da Sinisgalli. Seguiranno le esperienze con Pirelli, Finmeccanica, Bassetti e Alfa Romeo, dove battezzò “Giulietta” la famosa automobile, coniando, invece, per la sorella maggiore “Giulia” la frase “disegnata dal vento”.

Il percorso espositivo, a cura di Edoardo Delle Donne, permette di ripercorrere la straordinaria avventura di Sinisgalli nel mondo della comunicazione attraverso le pubblicità di grandi aziende, realizzate dal 1938 al 1966, e riviste da lui dirette, provenienti dalla Fondazione Leonardo Sinisgalli di Montemurro, che ha collaborato con il Circolo La Scaletta nell’organizzazione della mostra.

L’esposizione, patrocinata dal Comune di Matera e sponsorizzata dalla concessionaria d’auto Gruppo Maffei, sarà aperta al pubblico fino al prossimo 11 ottobre.

All’inaugurazione interverranno:

Paolo Emilio Stasi, presidente Circolo La Scaletta

Domenico Sammartino, presidente Fondazione Leonardo Sinisgalli

Biagio Russo, giornalista e saggista

Edoardo Delle Donne, curatore

Modera Anna Pagliei, Circolo La Scaletta

L’ingresso alla mostra avverrà nel rispetto delle normative anti Covid 19.

Orari                     

Lun-ven. 10-13; 17-20

Sabato e domenica su prenotazione

Info e prenotazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; 0835.336726

Ingresso libero

Il successo della rassegna  “…E quindi uscimmo a riveder le stelle” ,organizzata dal Circolo La Scaletta nella terrazza di Palazzo Lanfranchi nei mesi di luglio e agosto, si è concretizzato in un gesto di solidarietà. Una delegazione della storica associazione materana costituita dal presidente Paolo Emilio Stasi, dal socio fondatore Michele De Ruggieri e dalla socia Valentina Zattoni si è recata presso la parrocchia S.Rocco per incontrare don Angelo Tataranni e donargli un assegno destinato alla missione benefica portata avanti dal parroco. L’ atto di beneficenza è il risultato delle offerte del pubblico che ha partecipato agli incontri dedicati alla raffigurazione delle stelle nelle opere d’arte, a cura dello storico dell’arte Edoardo Delle Donne, realizzati con il patrocinio del Comune di Matera e in collaborazione con il Conservatorio “E. Duni” di Matera e la Direzione Regionale Musei della Basilicata .

<<Siamo davvero felici per l’ottimo riscontro dell’ iniziativa “…E quindi uscimmo a riveder le stelle”- ha sottolineato Stasi- un progetto che ha permesso di divulgare arte, bellezza e cultura al grande pubblico,  alimentando la solidarietà verso i più fragili e vulnerabili. Il modo giusto per ripartire e tornare a incontrarsi in sicurezza dopo i terribili mesi trascorsi in casa>>.

Don Angelo, dopo aver ringraziato per la donazione, ha sottolineato che gli atti di generosità da parte di cittadini e associazioni sono fondamentali per la sua parrocchia, durante il difficile periodo del lockdown hanno permesso il pagamento di utenze, affitti di case, medicine, generi alimentari e di prima necessità per centinaia di famiglie bisognose che si sono rivolte a lui. Infine il parroco ha evidenziato l’importante ruolo che il Circolo La Scaletta ha svolto in passato e che continua a svolgere per la Città.

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