Il presidente Paolo Emilio Stasi e i soci del Circolo La Scaletta esprimono l’augurio di buon lavoro al dott. Domenico Maroscia per l’incarico di componente del Comitato di monitoraggio per l’istituzione del corso di laurea in Medicina e chirurgia dell’Università della Basilicata.

“Registriamo con favore la nomina del dott. Maroscia- ha commentato Stasi- radiologo di grande esperienza professionale, gestionale e politica e condividiamo con lui le preoccupazioni per tale complessa sfida e l’impostazione che intende dare al nuovo corso di laurea in Medicina. Come affermato in una lettera aperta a mia firma - inviata alcune settimane fa al Presidente della Regione ed al Rettore dell’Unibas - e dallo stesso Maroscia, nell’intervista pubblicata il 5 novembre dalla Gazzetta del Mezzogiorno, l’istituzione di questa facoltà deve rappresentare, anche e soprattutto, un importante impulso per “risanare” la sanità lucana, innervandola di nuove ed alte professionalità e di adeguate attrezzature in grado di esprimere qualità ed eccellenza. Soltanto in quest’ottica- ha ribadito il presidente della Scaletta- un tale sforzo e “cospicuo” investimento potrà avere delle ricadute positive per il sistema sanitario regionale, per il futuro degli studenti dell’Ateneo lucano e del nostro “intero” territorio. Una visione di futuro che oggi ci sembra ancora, francamente, lontana. Il Circolo La Scaletta –ha concluso Stasi-  manifesta, comunque, piena disponibilità a fornire contributi utili affinché questa sfida, perché di sfida si tratta, abbia un esito positivo”.

Matera, 6 novembre 2020

Questa mattina nella sala Mandela del Comune di Matera, nel corso di una conferenza stampa, sono stati presentati due documenti su sanità e pianificazione urbanistica in Basilicata che contengono dati, criticità e proposte raccolti nell’ambito delle attività di un gruppo di lavoro, che si è costituito lo scorso marzo presso il Circolo La Scaletta. Un’attività di dialogo e confronto propositivo su sviluppo e crescita della città di Matera e del territorio lucano, che mira a recuperare un aspetto fondante dello storico sodalizio materano, coinvolgendo anche l’Ordine dei Medici, l’Ordine degli ingegneri, Italia Nostra e il Coordinamento delle associazioni di volontariato socio sanitarie della provincia di Matera. I documenti, illustrati alla presenza del sindaco di Matera, Domenico Bennardi, che si è impegnato ad esaminare le proposte avanzate, saranno posti all’attenzione anche del presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi, a cui dallo scorso luglio è stato richiesto un incontro, senza ottenere un riscontro. Nel documento presentato vi è una sonora bocciatura del disegno di legge di riforma del sistema sanitario regionale, considerato uno “sterile tentativo di riorganizzazione amministrativa di un sistema che viene lasciato alla deriva, una riforma che senza apportare proposte innovative atte a risolvere le problematiche delll’ attuale situazione del sistema sanitario, andrebbe solo a generare ulteriori costi, provocando un deterioramento dell’attuale qualità dei servizi sanitari della provincia di Matera”.

 A farsi portavoce del tema caldo della sanità lucana è stato Severino Montemurro, presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Matera, che ha sottolineato la necessità di una maggiore autonomia dell’ospedale “Madonna delle Grazie” di Matera, una struttura che deve essere potenziata, puntando all’eccellenza nella cura dei cittadini senza dipendere dall’ospedale di Potenza. Un’eccellenza che consentirebbe di evitare la forte mobilità sanitaria verso altre regioni di cui è vittima la Basilicata, una migrazione che le costa moltissimo in termini economici e di professionalità mediche in fuga verso altri nosocomi in grado di garantire migliori standard qualitativi. Migliorare l’assistenza dei cittadini in questo momento di emergenza sanitaria, ha sottolineato Montemurro, significa anche poter garantire l’allestimento di strutture dedicate ai pazienti Covid, utilizzando per esempio degli ospedali dismessi, in modo da evitare ogni possibile commistione con le normali attività di cura.

L’annosa problematica della pianificazione urbanistica nella regione Basilicata è stata affrontata da Paolo Emilio Stasi, presidente del Circolo La Scaletta, che ha messo in evidenza, come si legge nel documento, la mancata adozione da parte della Regione Basilicata degli strumenti di pianificazione come la Carta Regionale dei Suoli, il Documento Preliminare, il Quadro Strutturale Regionale ed il Piano Paesaggistico Regionale, quest’ultimo l’unico ad essere stato appena avviato, previsti dalla legge urbanistica regionale  n.23 del 1999. Tutti strumenti, ha messo in evidenza Stasi, che se fossero in vigore eviterebbero la via crucis dell’iter approvativo di ogni strumentazione urbanistica, garantendo un quadro di sviluppo regionale condiviso con la previsione delle opere strategiche.

Sulla pianificazione urbanistica regionale è intervenuto anche Giuseppe Sicolo, presidente dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Matera, che ha posto l’attenzione sulla legge regionale sul Piano Casa del 2009, una legge che non dialoga con la n.23 del 1999, pertanto andrebbe rivista per dar vita a una nuova legge urbanistica per la riqualificazione urbana e la messa in sicurezza del patrimonio edilizio. All’incontro con la stampa hanno partecipato anche Dora Capozza, rappresentante della sezione materana di Italia Nostra, Anna Maria Colangelo, presidente del Coordinamento delle associazioni di volontariato socio sanitarie della provincia di Matera.

 

CONSIDERAZIONI SULLA  SANITÀ LUCANA

La tragedia sanitaria che si è vissuta, e che ancora si vive, in quest’ultimo anno ha evidenziato i limiti di politiche sanitarie che hanno visto anni di tagli lineari al Fondo Sanitario Nazionale, cercando risparmi in un settore strategico. Pur tenendo ben presente le contingenze economiche in cui versa il nostro Paese, il nostro è stato un sistema sanitario invidiato da molti Paesi, è fondato sui principi della sicurezza e della salute da garantire ad ogni cittadino, sanciti dalla nostra Costituzione e che devono essere, forse in molti casi, recuperati e riaffermati. Si dovrà ripensare al SSN, privilegiando l’efficacia delle cure e l’efficienza organizzativa, rivedendo e correggendo le non poche anomalie createsi tra il sistema sanitario pubblico e privato.

Un Sistema, oggi diviso in due componenti Ospedale e Territorio, troppo spesso separate e quasi in concorrenza, che recuperi una continuità operativa e privilegi i percorsi di cura.

Nella nostra realtà regionale è necessario intanto sottoporre a riflessione la riforma che sta portando al ridimensionamento di tutti gli ospedali di prossimità territoriale per incentrare e, speriamo,  potenziare un’unica struttura ospedaliera.

Le leggi regionali attinenti la sanità lucana

Con legge regionale n. 50/94 venivano costituite in Basilicata ben 7 USL. Le stesse vennero soppresse con la legge regionale n.12/08 che contestualmente istituiva: l’Azienda Sanitaria di Potenza (ASP), L’Azienda Sanitaria di Matera (ASM), l’Azienda ospedaliera S. Carlo di Potenza e l’istituto di ricovero e cura di carattere scientifico di Rionero( CROB).

Con legge Regionale 2/17 l’azienda ospedaliera regionale S. Carlo (DEA di 2° livello) assumeva la titolarità dei presidi ospedalieri di Lagonegro, Melfi e Villa d’Agri mentre il presidio ospedaliero (DEA di 1° livello) di Matera acquisiva la gestione del presidio ospedaliero di base di Policoro. La stessa legge conferiva all’ASP di Potenza la competenza economica ed organizzativa del servizio del 118 su tutto il territorio regionale.

È in itinere un disegno di legge di “Riforma del Sistema Sanitario Regionale di Basilicata” intesa a scardinare l’attuale organizzazione regionale, senza che ne siano manifestate le ragioni di tale necessità. Essa, in sintesi, prevede la seguente configurazione:

Azienda Sanitaria unica regionale di Basilicata (ASTUR BASILICATA), articolata in 6 distretti, di cui 2 in provincia di Matera. L’azienda sanitaria unica è previsto che gestisca anche il 118 Regionale e i presidi ospedalieri di Chiaromonte, Lauria, Maratea, Stigliano, Tinchi, Tricarico, Venosa.

  • Azienda Ospedaliera Unica Regionale di Basilicata, articolata in più plessi (AOUR Basilicata) con competenze gestionali oltre che sul S. Carlo di Potenza, anche sul presidio ospedaliero di 1° livello di Matera, e sull’attuale presidio ospedaliero di base di Policoro.
  • Potenziamento della macroarea “Assistenza Ospedaliera” con la creazione di un secondo ospedale di DEA di 1° livello, oltre quello di Matera, da individuare sulla base degli standard prestazionali. Non venendo ulteriormente dettagliati questi standard, ci si domanda se non sia prevista l’attivazione di altri DEA di 1° livello nel caso in cui tali standard dovessero essere raggiunti anche da altri presidi ospedalieri: si prevede, pertanto, la creazione di altri DEA, oppure si intende promuovere un unico presidio ospedaliero situato sulla fascia jonica? (che senso ha, considerato che si ragiona in termini di risparmio? A quale logica risponde?).

Situazione sanitaria Regionale con particolare riferimento alla Provincia di Matera

 

Tutti i reparti dell’ospedale “Madonna delle Grazie” di Matera presentano una carenza di organico mediamente del 30% sia a livello medico che infermieristico oltre che a livello di O.S.S. Considerando le ore a recupero ogni operatore sanitario ha mediamente c.a. 50gg di ferie da smaltire. Le sedute operatorie, per i reparti chirurgici, sono state ridotte da 5 a 3/settimanali. Le liste di attesa sono incredibilmente lunghe e costantemente in crescita a seguito della carenza di personale sanitario. Tale situazione porta ad uno scadimento continuo delle prestazioni professionali ed inevitabilmente tutti coloro che hanno altre opportunità abbandonano l’ospedale di Matera con intuibili conseguenze.

 Il saldo netto negativo della mobilità sanitaria lucana nell’anno 2018 è stato di € 38,371 Milioni; il dato rappresenta la differenza tra quanto la Basilicata spende per i lucani che vanno a curarsi fuori regione e quanto incassa dalle altre regioni per coloro che vengono a curarsi nelle strutture sanitarie della regione Basilicata. Nella nostra regione ben 1paziente su 4 residente in regione preferisce ricoverarsi in ospedali di altre regioni.

La mobilità regionale, stando a quanto affermato da alcuni consiglieri regionali in dibattiti pubblici, è un business pubblico del valore di € 4,6 Miliardi. A guadagnarci sono solo 7 regioni tra cui la Lombardia che nel 2019 ha incassato c.a. € 800 Milioni e l’Emilia  Romagna il cui saldo positivo è di c.a. € 358 Milioni. Al sud si difende solo il Molise con un saldo attivo complessivo di € 16,8 Milioni grazie agli investimenti effettuati in alcune eccellenze come la neurologia.

Dal rapporto pubblicato dal Ministero della salute sulla attività di ricovero ospedaliero in Basilicata relativo al 2017(regime ordinario con pernottamento, day hospital, cure oncologiche) si rileva che ben 19.782 pazienti si ricoverano fuori regione a fronte di 60.637 pazienti che si sono fatti curare in Basilicata. Trattasi del 24,6% dei pazienti totali lucani ricoverati.

Se la sanità lucana riuscisse a trattenere tali pazienti, potrebbe recuperare ben il 32,6% del suo bilancio specifico che potrebbe essere utilizzato per migliorare la qualità dei propri servizi sanitari.

Per quanto attiene specificatamente la mobilità interregionale per i tumori, nonostante il CROB di Rionero, a fronte di 3.817 lucani che si sono curati in Basilicata, ben 1610 (dati 2017 del Ministero) si sono ricoverati fuori regione (ben il 29,6%).

Infine, quanto ai ricoveri, per interventi in regime ordinario servono mediamente 127 gg per una protesi d’anca, 124gg. per una tonsillectomia in day hospital, 119gg. per la riduzione di un’ernia inguinale e 73gg. per una coronarografia. Tutto ciò in periodi ordinari non CORONAVIRUS.  

Orbene, considerato quanto sopra rappresentato, per quanto attiene specificatamente l’Ospedale “Madonna delle Grazie” di Matera non può sottacersi che fino a 6/7 anni orsono disponeva di eccellenze quali la chirurgia, l’oculistica, l’ematologia, l’ortopedia ecc. che costituivano fattori di attrazione per l’utenza regionale ed extraregionale che certamente contribuivano in maniera assai positiva sul bilancio dell’ASM e quindi di tutta la sanità lucana.

Medicina Territoriale

Attualmente la medicina territoriale viene garantita dai medici di base convenzionati con il sistema sanitario regionale. Ciascun medico può assistere un massimo di 1500 pazienti.

Tutto il territorio regionale è coperto dai distretti sanitari che in provincia di Matera sono  tre. I distretti sanitari presidiano i territori di competenza svolgendo, tra l’altro, le funzioni dell’ufficiale sanitario comunale. I distretti sanitari sono altresì presidiati dagli specialisti appartenenti alla ASM, che effettuano visite specialistiche settimanalmente.

Inoltre da circa 10 anni sono stati istituiti le seguenti funzioni operanti sul territorio provinciale:

  1. ADI ( assistenza domiciliare integrata) che dispensa assistenza domiciliare di tipo medico e/o infermieristico previa autorizzazione da parte della funzione preposta dell’ASM.
  2. ADP (assistenza domiciliare programmata) che dispensa assistenza domiciliare per le patologie croniche previa autorizzazione da parte della funzione preposta dell’ASM.

     A parere dei medici di base bisognerebbe incentivare/prevedere che l’attività ambulatoriale di ciascun medico venga svolta in strutture comuni dove l’ASM finanzia la realizzazione di una struttura infermieristica attrezzata che supporti i medici nella erogazione di prestazioni essenziali quali medicazioni, spirometrie, elettrocardiogramma e ciò anche al fine di contenere l’intervento delle strutture ospedaliere.

Inoltre tutti i medici intervistati auspicano la istituzione del “Fascicolo informatico del paziente” nel quale dovranno confluire tutti i dati relativi alla storia sanitaria del paziente compreso i parametri di laboratorio rilevati a seguito di indagini ed analisi.

È intuibile l’utilità di un simile documento, che ovviamente va adeguatamente protetto per problemi di riservatezza trattandosi di dati sensibili, sia sotto un profilo gestionale del paziente che sotto il profilo del contenimento dei costi da parte dell’ASM di competenza.

Conclusione e Proposta

Da quanto sopra appare con chiarezza la necessità di porre mano ad una profonda ristrutturazione della Sanità in Basilicata, sia nel settore ospedaliero che nella medicina territoriale.

Tuttavia, non sembra che il nuovo disegno di legge di riforma del sistema sanitario Regionale di Basilicata apporti proposte innovative, atte a risolvere i bisogni della popolazione lucana, così come evidenziati nella presente relazione.

Anzi il suddetto disegno di legge, nel tentativo di operare accorpamenti disarticolati ed improbabili, finalizzati ad una falsa ed illusoria riduzione dei costi, sembra perseguire due soli obbiettivi:

  • Generare nuovi costi, realizzando un secondo ospedale sede di DEA di 1° livello, oltre quello di “Madonna delle Grazie” di Matera. Tale ipotesi confligge con gli obbiettivi dichiarati di riduzione dei costi
  • Non affrontare il nodo centrale della qualità dei servizi sanitari in Basilicata,  determinando in particolare un deterioramento di quello tuttora offerto in provincia di Matera.

Sono anni che i preposti al governo della sanità lucana operano tagli (spesso indiscriminati) nella convinzione di apparire coerenti ed in linea con le direttive nazionali, dimenticando che il risanamento di un bilancio si attua perseguendo due principi fondamentali:

  • Riduzione dei costi, con un’ attenta e coscienziosa gestione delle risorse
  • Incremento dei ricavi, attraverso un potenziamento qualitativo dell’offerta

Non si è rintracciato alcun riferimento normativo né all’uno né all’altro di questi due basilari principi nell’ ambizioso progetto di RIFORMA DEL SISTEMA SANITARIO DELLA REGIONE BASILICATA, circolato in questi mesi. A nostro avviso esso appare come uno sterile tentativo di ri-organizzazione amministrativa di un sistema, che viene lasciato andare alla intrapresa deriva. Le finalità di tale progetto, così come elencate nell’articolo 2, appaiono vaghe dichiarazioni di intenti, in quanto nei successivi articoli non viene chiarito come esse possano tradursi in atti. Le perplessità nascono dallo sbigottimento nel considerare il divario tra lo stato del servizio sanitario regionale e gli atti deliberativi che le Autorità preposte intendono proporre per il suo miglioramento!

Allora come se ne esce? Paradossalmente, affrontando i problemi alla radice ed una attenta programmazione che preveda:

  • Adeguamento degli organici sanitari;
  • Formazione continua del personale, tesa a migliorare la qualità del servizio e a stimolare l’orgoglio dell’appartenenza;
  • Acquisizione di tecnologie avanzate e successivo controllo meticoloso del loro utilizzo;
  • Redazione di un piano di comunicazione finalizzato a far conoscere i servizi offerti e la qualità degli stessi;

Si lamenta, infine, come tale RIFORMA non sia il frutto di un proficuo e precedente dibattito tra coloro cui essa è destinata (la popolazione della nostra regione), coloro che erogano il servizio (operatori e strutture medico-sanitarie) e coloro eletti dai cittadini alla sintesi legislativa. Si auspica che, prima del suo tramutarsi in Legge Regionale, la ventilata RIFORMA diventi oggetto di pubblico dibattito.

Se continua il gioco al massacro operato dai politici e dai manager che attualmente governano la sanità lucana si avanza, a grandi passi, verso l’autodistruzione il cui limite inferiore è costituito dal ridimensionamento degli ospedali (almeno quello materano). Si  è disponibili ad accogliere un vero ed articolato progetto sanitario che preveda,  investimenti finalizzati ad incrementare l’utenza ed a migliorare il servizio. Solo perseguendo tale logica sarà  possibile che la sanità lucana torni a rivivere.   

 

LA PIANIFICAZIONE URBANISTICA NELLA REGIONE BASILICATA

È appena il caso di ricordare ed è perlomeno singolare come la Regione, dopo vent’anni dalla data di approvazione della Legge n°23/99, solleciti i Comuni inadempienti perché si adeguino alla nuova Legge Urbanistica  Regionale dimenticando che la prima ad essere, clamorosamente, inadempiente è proprio essa stessa.

La Legge Regionale n°23/99 - mutuata da analoghe di altre Regioni che le hanno varate molto prima della Regione Basilicata e che le hanno anche drasticamente superate, perché difficilmente gestibili - prevede una gestione a cascata, ma anche coordinata, per gli strumenti di pianificazione in capo ai vari livelli istituzionali. Alla Regione probabilmente sfugge che la Legge 23/99 le assegna il compito di indirizzo programmatico per gli strumenti di pianificazione conseguenti quali i piani strutturali provinciali e comunali nonché per le comunità locali con compiti di pianificazione sovracomunale.

Il primo adempimento in capo alla Regione, fondamentale e mai redatta, è la Carta Regionale dei Suoli. A seguire il Documento Preliminare, il Quadro Strutturale Regionale ed infine il Piano Paesaggistico Regionale.

Bisognerebbe chiedersi se è un caso che nulla si sia redatto, ad eccezione del Piano Paesaggistico che sembrerebbe sia stato avviato. Se gli strumenti appena menzionati fossero in vigore non solo non avremmo la via crucis nell’iter approvativo di ogni strumentazione urbanistica tutta, di fatto, in capo agli uffici ed organi della Regione ma non si registrerebbero, anche, le discrasie e le controverse posizioni dei diversi uffici Regionali e, soprattutto, si avrebbe un quadro di sviluppo regionale condiviso con la previsione delle opere strategiche regionali. Quelle compatibili e quelle no. Per fare un esempio, invece di fare oggi le barricate per tutelare il territorio dalle aggressioni estrattive sarebbe bastato che fossero in vigore gli strumenti di pianificazione prima richiamati. Un altro esempio riguarda le stesse infrastrutture di valenza regionale ed interregionale. Oggi si programma e si realizza in assenza di un quadro strategico che solo gli strumenti di pianificazione regionali potevano definire.  Si procede, spesso, sull’onda di azioni politiche muscolari personali o innescate da proteste e sollevazioni, più o meno condivisibili. Quasi sempre, però, si avverte l’amara sensazione che non siano estranei esecrabili campanilismi.

Si riporta per esemplificare quanto riportato all’art.12 della Legge Regionale n°23/99 in merito a cosa debba essere e contenere il Quadro strutturale regionale:  “il (Q.S.R.) è l'atto di programmazione territoriale con il quale la Regione definisce gli obiettivi strategici della propria politica territoriale, in coerenza con le politiche infrastrutturali nazionali e con le politiche settoriali e di bilancio regionali, dopo averne verificato la compatibilità con i principi di tutela, conservazione e valorizzazione delle risorse e beni territoriali esplicitate nella Carta regionale dei suoli”.

Uno strumento del quale, in questo momento storico devastato dalla tragedia pandemica, ci si dovrebbe assolutamente dotare calibrandolo con gli scenari post-covid, ci si augura che si esca quanto prima da questo incubo, che si stanno delineando. Non è escluso che si dovranno rivedere e correggere le politiche di sviluppo fino ad ora perseguite, perché disordinatamente programmate e spesso non efficaci, e delinearne nuove che sanino i danni socio-economici che il covid ha già inferto all’intera Nazione.

Pertanto si esorta la Regione ad adempiere ai compiti che la legge, da essa stessa varata, le assegna e che da vent’anni ignora. Si ritiene altresì che la Legge Regionale n°23/99 vada significativamente revisionata (vanno chiarite, oltretutto, le competenze delle Provincie alla luce delle modifiche legislative intervenute) e soprattutto resa più oggettivamente interpretabile. Rimane il dato, nel caso passi il principio della revisione della legge, che si avvii comunque la redazione della Carta dei Suoli. Documento di analisi e conoscenza, delle caratteristiche fisiche ed antropologiche dell’intero territorio regionale, fondamentale ed ineludibile per una corretta ed attendibile redazione di tutti gli strumenti di pianificazione successivi.

 

CONFERENZA STAMPA

Martedì 27 ottobre alle 11 presso la Sala Mandela del Comune di Matera si terrà la conferenza stampa di presentazione dei documenti su sanità lucana e  pianificazione urbanistica regionale realizzati da Circolo La Scaletta, Ordine dei Medici, Ordine degli Ingegneri, Associazione Italia Nostra e il Coordinamento delle associazioni di volontariato socio sanitarie della provincia di Matera. Tali documenti sono il risultato delle attività del gruppo di lavoro, che si è costituito lo scorso marzo presso il Circolo La Scaletta, per analizzare le condizioni socio-economiche, ambientali e pianificatorie della città di Matera e della Basilicata.

Interverranno:                                             

Paolo Emilio Stasi, presidente Circolo La Scaletta

Severino Montemurro, presidente Ordine dei Medici - Matera

Giuseppe Sicolo, presidente Ordine degli Ingegneri - Matera

Anna Maria Colangelo, presidente C.S.S. Matera

Dora Capozza, Italia Nostra sez. Matera

Sarà presente il sindaco Domenico Bennardi

Anche la città di Matera parteciperà alle celebrazioni per il centenario di Federico Fellini (1920-2020) con un’iniziativa dedicata al grande cineasta, organizzata dal Circolo La Scaletta, che si svolgerà sabato 17 ottobre alle 18, presso il cinema “Il Piccolo”.

L’omaggio al genio di Fellini si aprirà con un incontro a cui parteciperanno Oscar Iarussi, saggista e critico cinematografico, autore del libro “Amarcord Fellini. L’alfabeto di Federico” Il Mulino 2020 e il regista e sceneggiatore Giuseppe G. Stasi

Informazioni aggiuntive

  • Luogo Cinema "Il Piccolo" Matera
  • Data inizio 17.10.2020
  • Ora 18

Anche la città di Matera parteciperà alle celebrazioni per il centenario di Federico Fellini (1920-2020) con un’iniziativa dedicata al grande cineasta, organizzata dal Circolo La Scaletta, che si svolgerà sabato 17 ottobre alle 18, presso il cinema “Il Piccolo”.

L’omaggio al genio di Fellini si aprirà con un incontro a cui parteciperanno Oscar Iarussi, saggista e critico cinematografico, autore del libro “Amarcord Fellini. L’alfabeto di Federico” Il Mulino 2020 e il regista e sceneggiatore Giuseppe G. Stasi. Un viaggio nell’alfabeto dei sogni del regista riminese dalla A di Amarcord alla V di Vitelloni, passando per la D di Dolce Vita, la E di Ekberg e la G di Giulietta, alla scoperta della poetica felliniana e della straordinaria vita dell’artista, attraverso film, aneddoti, metafore e personaggi. Affreschi di un’Italia del passato, in grado di svelare ancora molto del nostro presente.

Dopo il dibattito, moderato dalla giornalista Milena Manicone, sarà proiettata la versione restaurata di “Prova d’orchestra”, pellicola di Fellini di 70 minuti, prodotta per la Rai nel 1979, uno spaccato fondamentale dell’Italia di quegli anni d’incertezza, paure e voglia di futuro, perfetta allegoria della società contemporanea.

L’iniziativa è realizzata con il patrocinio del Comune Matera e del Comitato delle celebrazioni per il Centenario di Fellini, in collaborazione con Rai Cinema, Cineteca di Bologna, Cinema “Il Piccolo” e Libreria Di Giulio.

Per partecipare è necessario prenotarsi inviando un messaggio whatsapp al numero 335.8146438.

Le attività si svolgeranno nel rispetto della vigente normativa anti-Covid

 

BIOGRAFIA OSCAR IARUSSI

Saggista, critico cinematografico e letterario, è giornalista della “Gazzetta del Mezzogiorno”. Fa parte del Comitato esperti della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Già presidente della Apulia Film Commission, ha ideato le rassegne «Frontiere. La prima volta» (catalogo Laterza, 2011) e «Tu non conosci il Sud». Tra i suoi libri: «L’infanzia e il sogno. Il cinema di Fellini» ( Ente dello Spettacolo, 2009) e «Visioni americane. Il cinema “on the road” da John Ford a Spike Lee» ( Adda, 2012). Con il Mulino ha pubblicato «C’ era una volta il futuro. L’Italia della Dolce Vita» ( 2011),

«Andare per i luoghi del cinema» ( 2017) e «Amarcord Fellini. L’alfabeto di Federico» (2020).

BIOGRAFIA  GIUSEPPE G. STASI

Insieme al collega Giancarlo Fontana inizia la carriera sul web realizzando alcuni cortometraggi satirici tra il 2010 e il 2011 come «Inception Made in Italy» e «Il Processo Ruby» che riscuotono un buon successo sulla rete. Successivamente, sempre insieme a Fontana, realizza video satirici per i programmi televisivi «Un due tre stella» di Sabina Guzzanti (La7), «NeriPoppins» di Neri Marcorè (Rai3), e «Gli Sgommati» (SkyUno).

Il successo per questo giovane regista è avvenuto raccontando in chiave ironica le peripezie del Governo Berlusconi. Un vero e proprio “successo virale”, che nel 2011 ha permesso una collaborazione con Sky allo speciale Buon Compleanno Italia.

Nel 2014 è uscito il loro primo lungometraggio, «Amore oggi», prodotto da Sky Cinema. Il primo film ufficiale per il cinema, diretto sempre in coppia con Giancarlo Fontana, è «Metti la nonna in freezer» del 2018, prodotto dalla Indigo Film con grande successo di pubblico e critica.

Nel 2019 dirigono il film «Bentornato Presidente», sequel di «Benvenuto Presidente! » del 2013.

Al momento sta lavorando allo sviluppo di un progetto di serie internazionale, al prossimo film e ad altri progetti di scrittura e regia.

Martedì, 06 Ottobre 2020 08:55

Per i 100 anni dello scultore Pietro Consagra

In occasione dei 100 anni dalla nascita di Pietro Consagra, che ricorrono oggi 6 ottobre, ricordiamo l’uomo e l’artista attraverso gli undici “Ferri di Matera” realizzati dallo scultore siciliano che nel 1978 furono esposti, per iniziativa dello storico dell’arte Giuseppe Appella e dei soci del Circolo La Scaletta, nei Sassi e nel prospiciente Altopiano Murgico. Undici giganti passe-partout che avevano lo scopo di denunciare lo stato di abbandono degli antichi rioni, meritevoli di tutela e riabilitazione, perché rappresentativi di valori storici, architettonici e urbanistici unici e universali. Un primo tentativo di rivitalizzare i Sassi, una scintilla propositiva che diede il via alla straordinaria avventura delle “Grandi Mostre nei Sassi”.

Nel maggio 1979, venne presentata a Venezia la “Carta di Matera”, voluta dal Fronte dell'Arte costituitosi a Matera il 20 ottobre 1978, a cui appartenevano gli artisti P. Consagra, A. Cascella, P. Dorazio, M. Rotella, G. Santomaso e G. Turcato.
L’artista siciliano e gli altri, offrivano in quegli anni e con quella carta un “fronte” di artisti disponibile a essere parte integrante di commissioni per i piani regolatori, urbanisti umanitari contro i professionisti del cemento.
Gli unici, dicevano, a poter far convivere e regalare al futuro la grazia del passato e i nuovi materiali.
Una dichiarazione di guerra alle barbarie imperanti, e le barbarie erano rappresentate dai centri storici italiani sventrati prima dalla ricostruzione postbellica e quindi dal boom economico.

Pietro Consagra (Mazara del Vallo 1920 - Milano 2005) è stato scultore e scrittore, uno dei più prestigiosi esponenti dell'astrattismo italiano.
Nel 1947 è tra i firmatari del manifesto del gruppo astrattista "Gruppo Forma 1" insieme con Piero Dorazio, Ugo Attardi, Carla Accardi, Antonio Sanfilippo, Achille Perilli, Mino Guerrini, e Turcato.
Nelle sue opere in bronzo, ottone, ferro, legno, Consagra predilige lo svolgimento nelle due dimensioni, realizzando sculture quasi bidimensionali e conferendo all'oggetto scolpito, solcato da graffiti, tagli ed elementi in rilievo, un significato drammatico.
A fine anni Sessanta, con le Sottilissime porta lo spessore dell’opera a una bidimensionalità estrema (l’artista aspirava alla frontalità dell’opera così da poter arrivare a ciò che appare come una contraddizione: la bidimensionalità della scultura), la superficie si aggira intorno ai due decimi di millimetro.
S’interessa all’urbanistica e alla dimensione monumentale dell’arte. Propone quindi Edifici frontali, forme abitabili senza angoli retti, curvilinee, quasi trasparenti. 
Con le sculture abitabili tende ad annullare lo spessore sino a giungere alle lamine sottili della grande Città frontale, una proposta urbanistica polemicamente utopica cui ha dedicato anche l’omonimo pamphlet (1969).
Superfici levigate, ricamate quasi nel marmo, legni bruciati rappresentano l’alleggerimento della materia, la frontalità dell'opera è l'approdo risolutivo verso cui giunge l'artista dopo un continuo lavoro di riflessione e di confronto con le altre esperienze artistiche impegnate sul medesimo tema della ricerca di senso, frontalità che nella sua caratterizzazione di nuova e unica interpretazione del reale veniva da Consagra estesa al dato architettonico e segnatamente urbanistico.
E’ così, che la sua riflessione sul rapporto oggetto-spazio conduce alla teorizzazione del Grande Oggetto, presente nel saggio sulla Città Frontale, nato in polemica con l’architettura contemporanea che, con il suo spasmodico inseguire le ragioni di funzionalità ed economicità, aveva estromesso dagli edifici e dalla pianificazione urbanistica la poesia, e una concezione dello spazio aperto al dialogo e all’incontro con l’altro.
Un punto d’arrivo della sua ricerca sono proprio  i  “Ferri bifrontali ” installati nella città di Matera per «rinnovare il paesaggio urbano».
Oggi il pensiero dell’artista siciliano è più attuale che mai poiché invita a riflettere sul rapporto tra storia e modernità.
Le sue opere e il suo sguardo sensibile sulla realtà sono uno stimolo a rinnovare e mantenere vivo in tutti, soprattutto in chi ha responsabilità amministrativa, l'atteggiamento di vigile attenzione al mantenimento della bellezza e al suo sviluppo.
Secondo Consagra, tra urbanistica ed estetica un punto d'incontro esisteva. Ma, decretava nella Carta di Matera, è «una magia possibile solo agli artisti»

Il 1° ottobre 2020 è stato un giorno speciale per il Circolo La Scaletta perché il socio fondatore, Michele De Ruggieri, ha compiuto novant’ anni. Da sempre ispiratore, anima e gambe del più longevo sodalizio culturale materano, ha attraversato quasi un secolo, con passione, impegno civile e sensibilità che gli hanno permesso di raggiungere importanti obiettivi per lo sviluppo di Matera e del territorio lucano, fino ad arrivare al titolo di Capitale europea della cultura 2019.

De Ruggieri, a causa dell’emergenza Coronavirus, ha tagliato l’importante traguardo con la moglie, Maria Lucrezia, i figli e una delegazione di soci rimandando i festeggiamenti con familiari, amici e la grande famiglia della Scaletta a tempi migliori. Nonostante la necessaria distanza non è mancato l’affetto e il calore delle tante persone che gli vogliono bene, anche attraverso video messaggi di auguri. Il presidente, Paolo Emilio Stasi, gli ha consegnato una targa d’argento ed una testimonianza per iscritto in cui richiama “l’impegno, l’amore e la gentile umanità” che lo hanno sempre animato, donando al Circolo un lungo cammino che dura da oltre sessant’anni. Un nocchiere in gran tempesta lo ha definito Stasi nel discorso che ha accompagnato il riconoscimento, sottolineando la sua figura saggia e autorevole, che ha attraversato presidenti e consigli direttivi, assolutamente indispensabile in una libera associazione per assicurare continuità e tenuta.

“Oggi il Circolo La Scaletta- ha sottolineato il presidente- è ancora una storica, viva e stupenda realtà nella città di Matera grazie all’impegno dei soci fondatori, tra i quali ha ricordato Giorgio Corazza, Franco Palumbo e Raffaello De Ruggieri e, in particolare, al lavoro discreto, costante e tenace di Michele, depositario non solo della storia e delle vicende cittadine, ma anche archivio storico dell’associazione. A lui -ha proseguito Stasi- va il merito di aver impostato, sin dalla nascita del Circolo, un modello di organizzazione per il suo funzionamento, che ancora oggi si persegue: individuazione dei temi di lavoro, massimo coinvolgimento e conoscenza approfondita dei problemi. Una disciplina indispensabile per raggiungere risultati e soprattutto credibilità.”

Dopo aver ricevuto la targa Michele De Ruggieri ha ringraziato il presidente e i soci, ricordando con emozione tutti gli anni trascorsi insieme e il prezioso contributo delle tante persone che hanno fatto parte della Scaletta. Con commozione un pensiero è stato rivolto a sua sorella Teresa, alla sua attività e dedizione all’associazione, a cui sarà dedicato un libro, per trasmettere un testimone ai giovani. “Nei 400 metri della mia vita- ha concluso De Ruggieri- il mio percorso l’ho fatto, ora mi auguro di non sbagliare a lasciare il testimone, altrimenti sarei squalificato.”

In una nota indirizzata al presidente della Regione, Vito Bardi e al Rettore,  Ignazio Marcello Mancini, il presidente del Circolo La Scaletta, Paolo E. Stasi, ha espresso dissenso e chiesto chiarimenti sull'istituzione del corso di laurea in Medicina in Basilicata.

Di seguito la nota

Gent.mi,

in seguito alla firma del protocollo d’intesa tra Regione Basilicata, Unibas, Ministero dell’Università e della Ricerca e Ministero della Salute per l’istituzione del corso di Laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università della Basilicata, il Circolo intende offrire alcune riflessioni.

L’istituzione dell’Università di Basilicata, avvenuta nell’ormai lontano 1982 ed invocata per anni anche da questo Circolo, fu una grande conquista per l’intero territorio regionale anche se la spinta finale, e forse risolutiva, la diede l’ indimenticabile tragedia del terremoto del 23 novembre 1980. Non è un caso se, come dichiarò il primo Rettore Cosimo Damiano Fonseca "….. noi celebriamo il nostro annuale dies academicus il 23 novembre di ogni anno, perché l'Università sia per le genti lucane segno di rinascita e di risurrezione, di glorioso ritorno alla vita, di consapevole speranza verso un avvenire migliore”. E quest’anno si celebrano i 40 anni!

L’Università si avviò, come si ricordava nel 1982, con quattro facoltà (Agraria, Ingegneria, Scienze, Lettere). Si può tranquillamente dire che la scelta di quelle facoltà era congrua per una neonata Università. Le prime due si ritiene siano state dettate dalle suscettività e dalle caratteristiche territoriali. Agraria in considerazione, soprattutto, della grande realtà agricola e produttiva dell’area Metapontina. La facoltà di Ingegneria idraulica, che fu innovata successivamente con le specialità difesa del suolo e pianificazione territoriale, perché, forse, pertinente con la “terra inquieta”, dal punto di vista geologico; come qualcuno ha definito la Basilicata.

Le altre due facoltà, Scienze e Lettere, sono da considerarsi discipline “basiche” per una nascente Università perché quelle che, potenzialmente, dovrebbero accogliere più iscrizioni e consentire l’avvio delle attività didattiche.

Negli anni a seguire sono stati istituiti molti corsi di Laurea ma, nonostante ciò, le iscrizioni non sono in grado, ancora oggi, di rendere autosufficiente la gestione della Università e solo grazie al sostegno finanziario della Regione Basilicata (attualmente 10 milioni annui) è possibile il funzionamento della stessa.

Da aggiungere poi che lascia perplessi la scelta su alcuni corsi di laurea istituiti. Soprattutto quelli che licenziano figure professionali che avranno grandi difficoltà ad accedere nel mondo del lavoro in quanto il mercato nazionale, ed ancor più quello della nostra regione, è saturo da tempo di dette professionalità. Si ha notizia che, per alcuni corsi di Laurea, non si è riusciti, quasi mai, a raggiungere il numero massimo di iscrizioni consentito. Quest’anno poi, sempre da notizie acquisite, sembra che ci sia stata una generale contrazione delle iscrizioni, che ha interessato quasi tutti i corsi. Contrazione, occorre dire, registrata in moltissime altre realtà universitarie nazionali. Il covid19, purtroppo, ha creato sconquassi in ogni campo.

Non si sono condivise anche altre scelte come, ad esempio, lo spostamento della facoltà (oggi dipartimento) di Agraria a Potenza. Una facoltà (dipartimento) che avrebbe dovuto trovare, sin dall’avvio, logica ubicazione nell’area Metapontina a stretto contatto con le realtà produttive e con il centro ricerche dell’Agrobios, quest’ultimo forse avrebbe avuto un miglior futuro.

Nonostante queste evidenti mancanze di strategia e di valutazione e nonostante le conclamate e dichiarate difficoltà economiche, che non consentono nemmeno un più adeguato funzionamento dei corsi di Laurea esistenti, si persevera nell’istituzione di nuovi corsi di laurea. Appunto, Medicina! Un corso di Laurea in Medicina in una regione dove il sistema sanitario - a detta di tutti: classe politica, personale sanitario ed utenza - è allo sfascio. Con una migrazione sanitaria che costa alla Basilicata 38 milioni annui. Dato, poi, che non può essere assolutamente trascurato è che un corso di Medicina e Chirurgia ha costi di gestione annui, a parità di studenti frequentanti, maggiori 2,5 in più rispetto ad un corso di laurea scientifico-tecnologico e ben 8 volte in più di un corso di laurea umanistico-sociale. È vero che oggi per la istituzione del corso non mancano i finanziamenti governativi e regionali ma poi si andrà a regime, come per gli altri corsi. Cosa succederà visto che allo stato attuale, come si è detto, sono assolutamente insufficienti le risorse finanziare per il normale funzionamento di tutti i dipartimenti?

Si vorrebbe veramente capire quali sono i criteri che ispirano queste scelte.

Si ritiene che dette scelte debbano nascere da una attenta indagine impostata su dati scientifici: suscettività del territorio, domanda di mercato, bacino di utenza, presenze universitarie prossime etc. E se corso di Laurea nuovo si sceglie di avviare, soprattutto nelle piccole realtà come la nostra regione, si deve tendere a renderlo una “eccellenza” perché sia concorrenziale, se non vincente, rispetto agli altri conclamati corsi di Laurea nazionali. Ci si chiede, con il quadro sanitario regionale attuale, con gravi e grandi carenze professionali e di attrezzature, che riscontro può avere un corso di Laurea in Medicina? I medici italiani, nonostante in questo particolare momento storico non abbiano alcun problema occupazionale in Italia, scelgono, ancora, di andare a lavorare in altri paesi europei. Lo fanno per più ragioni ma non ultima quella della migliore organizzazione, della migliore dotazione tecnologica e della migliore professionalità nelle strutture ospedaliere. Ci si chiede come possano formarsi al meglio gli studenti che frequenteranno la nostra Università con l’attuale situazione ospedaliera della Regione Basilicata, a meno che non si avvii da subito, ed è quello che si auspica, una vera e propria rivoluzione che porti al potenziamento ed alla riqualificazione, professionale e di attrezzature, delle strutture ospedaliere dei due capoluoghi: Potenza e Matera, trasformandoli in policlinici universitari e realizzando alcune specialità “eccellenti”.           

Si ritiene che una più approfondita riflessione vada assolutamente fatta. E chiediamo proprio a voi, organi decisori, di valutare quanto sommariamente qui rappresentato anche per una più generale valutazione del sistema Universitario di Basilicata tutto in termini di didattica, logistica, risorse finanziare e quant’altro.

I nuovi scenari, che la tragedia Covid-19 sta configurando, lo impongono.

Matera, 28 settembre 2020

                                                                          Il presidente

                                                                     Paolo Emilio Stasi

 

È dedicata al genio eclettico di Leonardo Sinisgalli[1908-1981] l’esposizione che sarà inaugurata venerdì 18 settembre alle 18 al Circolo La Scaletta di Matera, in via sette dolori 10.  La mostra dal titolo “L’altro Sinisgalli, tra industria e pubblicità” svela il talento per la comunicazione pubblicitaria del poeta ingegnere di Montemurro. Un talento in grado di reclamizzare in maniera poetica i prodotti dell’industria e comunicare i cambiamenti della società, che lo condusse a svolgere con successo il ruolo di art director e responsabile della comunicazione per importanti gruppi industriali, cui seppe fornire ricchi ed innovativi spunti creativi, in un lungo sodalizio durato fino agli anni Settanta.

Adriano Olivetti lo volle nella sua squadra come responsabile dell’Ufficio Tecnico Pubblicità, un esordio che gli permise di esprimere al meglio il suo estro creativo, in grado di coniugare cultura umanistica e scientifica, anticipando i tempi. Emblematica è la réclame con la rosa in un calamaio accanto alla "moderna" macchina da scrivere "Studio 42", firmata da Sinisgalli. Seguiranno le esperienze con Pirelli, Finmeccanica, Bassetti e Alfa Romeo, dove battezzò “Giulietta” la famosa automobile, coniando, invece, per la sorella maggiore “Giulia” la frase “disegnata dal vento”.

Il percorso espositivo, a cura di Edoardo Delle Donne, permette di ripercorrere la straordinaria avventura di Sinisgalli nel mondo della comunicazione attraverso le pubblicità di grandi aziende, realizzate dal 1938 al 1966, e riviste da lui dirette, provenienti dalla Fondazione Leonardo Sinisgalli di Montemurro, che ha collaborato con il Circolo La Scaletta nell’organizzazione della mostra.

L’esposizione, patrocinata dal Comune di Matera e sponsorizzata dalla concessionaria d’auto Gruppo Maffei, sarà aperta al pubblico fino al prossimo 11 ottobre.

All’inaugurazione interverranno:

Paolo Emilio Stasi, presidente Circolo La Scaletta

Domenico Sammartino, presidente Fondazione Leonardo Sinisgalli

Biagio Russo, giornalista e saggista

Edoardo Delle Donne, curatore

Modera Anna Pagliei, Circolo La Scaletta

L’ingresso alla mostra avverrà nel rispetto delle normative anti Covid 19.

Orari                     

Lun-ven. 10-13; 17-20

Sabato e domenica su prenotazione

Info e prenotazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; 0835.336726

Ingresso libero

Il successo della rassegna  “…E quindi uscimmo a riveder le stelle” ,organizzata dal Circolo La Scaletta nella terrazza di Palazzo Lanfranchi nei mesi di luglio e agosto, si è concretizzato in un gesto di solidarietà. Una delegazione della storica associazione materana costituita dal presidente Paolo Emilio Stasi, dal socio fondatore Michele De Ruggieri e dalla socia Valentina Zattoni si è recata presso la parrocchia S.Rocco per incontrare don Angelo Tataranni e donargli un assegno destinato alla missione benefica portata avanti dal parroco. L’ atto di beneficenza è il risultato delle offerte del pubblico che ha partecipato agli incontri dedicati alla raffigurazione delle stelle nelle opere d’arte, a cura dello storico dell’arte Edoardo Delle Donne, realizzati con il patrocinio del Comune di Matera e in collaborazione con il Conservatorio “E. Duni” di Matera e la Direzione Regionale Musei della Basilicata .

<<Siamo davvero felici per l’ottimo riscontro dell’ iniziativa “…E quindi uscimmo a riveder le stelle”- ha sottolineato Stasi- un progetto che ha permesso di divulgare arte, bellezza e cultura al grande pubblico,  alimentando la solidarietà verso i più fragili e vulnerabili. Il modo giusto per ripartire e tornare a incontrarsi in sicurezza dopo i terribili mesi trascorsi in casa>>.

Don Angelo, dopo aver ringraziato per la donazione, ha sottolineato che gli atti di generosità da parte di cittadini e associazioni sono fondamentali per la sua parrocchia, durante il difficile periodo del lockdown hanno permesso il pagamento di utenze, affitti di case, medicine, generi alimentari e di prima necessità per centinaia di famiglie bisognose che si sono rivolte a lui. Infine il parroco ha evidenziato l’importante ruolo che il Circolo La Scaletta ha svolto in passato e che continua a svolgere per la Città.

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